Dal 14 novembre scorso è in rotazione radiofonica ‘Requiem’, il nuovo singolo di AvA disponibile sulle piattaforme digitali di streaming: una rock ballad con profonde sfumature dark suggerita in sogno da un’entità astratta
‘Requiem’ è un sogno. È il respiro profondo prima del salto dentro l’abisso. L’attimo in cui senti il rumore del tuo cuore che si spezza e vieni travolto da mille schegge di specchi. E’ il momento esatto in cui ti arrendi al dolore e decidi di abbracciarlo, di arrenderti alla sconfitta invece che combattere. Una ballad urban pop con profonde sfumature dark, un ritornello evocativo che precipita in un universo di luce. Un inno alla disperazione e alla resa dei conti con sé stessi. “Requiem è nata letteralmente da un sogno”, racconta AvA quasi confessandosi, “l’ho sognata così come la senti, quasi parola per parola, nota per nota. E’ talmente bella che temo non sia tutta farina del mio sacco: credo sia uno dei brani più belli e profondi che abbia mai scritto, anche se qualcuno (o qualcosa) me l’ha sussurrata all’orecchio”. Il videoclip di ‘Requiem’, diretto dal pluripremiato regista Adriano Giotti e con la fotografia cinematografica curata da Giuseppe Pignone, già DOP di Coez e Samurai Jay (solo per citarne alcuni),racconta il confronto tra la protagonista ormai adulta e la nemesi della se stessa più giovane. L’assenza di sfondo e di dimensioni percepibili (grazie al sapiente utilizzo del bianco e nero) risucchia lo spettatore nel limbo interiore di AvA adulta, dove flash di luci accompagnano la danza dell’AvA giovane che tenta invano di comunicare con la sua nemesi. Le due protagoniste si cercano e si respingono senza riuscire mai a trovarsi, se non nel tragico finale, dove l’AvA adulta tiene in braccio l’AvA giovane ormai esanime, in una riproduzione iconica della ‘Pietà’ di Michelangelo. Come a voler significare che ciò che di noi è andato in frantumi con il passare del tempo, può ritrovarsi insieme solo alla fine e solo quando è troppo tardi per riabbracciare il nostro io più innocente. Perché il tempo corrompe tutto e tutti (guarda il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=ei4erKJHUcw ).
Gentilissima AvA, a metà novembre è uscito il tuo nuovo singolo, dal titolo ‘Requiem’, dove sembri reclamare una sorta di diritto alla disperazione: è un’esigenza puramente artistica per elaborare nuove forme oniriche o una vera e propria scelta radicale?
“Tutto il mio nuovo album ruota intorno a 3 macro rivendicazioni: il diritto alla lentezza, il diritto al fallimento e il diritto alla disperazione. ‘Requiem’ racconta, appunto, di quest’ultimo, direi che è più una questione di argomenti toccati”.
Ma serve realmente a qualcosa disperarsi?
“Assolutamente sì, quando è necessario e terapeutico. Significa anche accettare il dolore e la sconfitta, in alcuni casi: riconnettersi con il proprio io più fragile e scendere a patti con il concetto di fallibilità. Il mio non è certo un invito a vivere disperandosi. Al contrario, è un invito ad andare avanti, nonostante i momenti di disperazione che, prima o poi, ci toccano tutti. Ammettere di essere vulnerabili è una grande dimostrazione di forza e coraggio”.
E’ vero che l’ispirazione ti è venuta dopo uno strano sogno, una sorta di apparizione mistica? Raccontaci cose, dai…
“Sì, è vero. In passato ho scritto una marea di canzoni dopo averle sognate. Non mi succedeva da un po’ e ‘Requiem’ ha ripreso questo filone. Ho sognato il ritornello, le parole, la musica, la stanza completamente buia da cui proveniva tutto. Quando le cose vanno così, tiro fuori le canzoni più belle proprio perché, probabilmente, non sono solo io a scriverle (ride…)”.
Questo brano è il terzo estratto dal tuo ultimo album uscito quest’anno, se non sbaglio: com’è andata? Sei soddisfatta?
”Requiem” è il quarto brano estratto dal disco: il mio team sta facendo un bel lavoro e i numeri sono molto, molto incoraggianti. Tuttavia, c’è sempre margine di miglioramento, quindi spero che continueremo a crescere così”.
Ma che tipo di rapporto c’è con il tuo lavoro precedente, che invece parlava di leggerezza con estrema intelligenza? Sembra quasi agli antipodi…
“Non ho mai detto, né pensato, che le persone leggere non siano intelligenti o profonde. La leggerezza, secondo me, è uno stato di enorme maturità, che si raggiunge solo dopo aver fatto i conti con sé stessi per parecchio tempo. Dunque, no: non credo proprio che siamo agli antipodi. Al contrario, sono legati indissolubilmente. Non ci può essere vera leggerezza senza aver attraversato il dolore”.
Quanto sono lontani i tempi de ‘Lo squalo’? Ti senti più matura come artista? Più completa?
“Lo Squalo è stato il mio album di esordio come solista ed era un lavoro molto ‘aggressivo’, sia musicalmente, sia nei testi. Con questo nuovo disco ho affrontato anche argomenti più intimi ed emotivi, celando la rabbia tipica dei vent’anni con l’ironia che si acquista con l’età (ride…). Da qui a definirmi matura, però, ce ne passa: magari lo fossi…”.
Cercando in rete, vieni definita da più parti ‘cantante urban pop’: condividi questa etichetta? Ti senti lontana dallo stile country o da un certo provincialismo strapaese?
“Il country, in Italia, non esiste. E non so cosa intendi per provincialismo strapaese: forse il folk? Posso dirti che non mi sento mai a disagio con le etichette, a differenza di molti che non vogliono essere etichettati. Personalmente, possono dire di me quello che gli pare, tanto io sono come le scale di Harry Potter: a me piace cambiare. Per cui, peggio per loro se ogni volta dovranno cambiare etichetta”.
Si dice anche che, come donna, saresti una predatrice: in che senso? Perché assorbi qualsiasi stile o esperienza musicale e la fai tua? Oppure, perché sei una vera ‘casinista’?
“Perché tanto nella vita privata, quanto nel lavoro, mi prendo quello che voglio, quando voglio e senza chiedere permesso”.
L’artista AvA, rispetto alla donna, è un’identità ‘altra’, una specie di supereroina come Wonder Woman, oppure una semplice dissociazione psicanalitica?
“Si, senza dubbio AvA è il mio costume da ‘Superman’: una volta indossato, posso essere tutto ciò che nella mia vita privata non sono. Per esempio, sono una persona molto riservata, cosa che non si direbbe quando mi si vede dal vivo o mi si ascolta. A tratti, sono persino timida… Tutte caratteristiche che AvA ribalta, per fortuna, altrimenti sai che noia essere solo me? (ride…)”.
Intervista di Vittorio Lussana
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