Secondary ticketing in Italia, Ferdinando Salzano: 'Autodenunciatevi e oscuriamo i siti'

Tra gli addetti ai lavori inizia già a circolare la parola Bigliettopoli, segno evidente del fatto che – dopo il servizio de Le Iene (precisamente di Matteo Viviani e Nicolò De Devitiis) sul secondary ticketing in Italia, che ha gettato ombre sulla compravendita online dei biglietti – lo scandalo si stia allargando a macchia d’olio.

A pagarne lo scotto è attualmente Live Nation, celebre società organizzatrice di concerti in Italia, che si è trovata – nella figura del suo amministratore delegato Roberto De Luca – involontaria protagonista e imputata nell’intero servizio del programma targato Mediaset, che difatti non fa nomi di altre aziende simili – colpevoli o innocenti che siano – tirando fuori dal calderone solo Claudio Trotta e la sua Barley Arts, dichiarati ufficialmente ‘puliti’, almeno a giudicare dai documenti finiti – chissà come – sul tavolo di Viviani.

Il servizio ha avuto però quantomeno il merito di far scattare l’interruttore e gettare luce su un fenomeno fondamentalmente noto ai più e sulla cui esistenza c’erano ormai veramente pochi dubbi, soprattutto dopo l’affaire Coldplay, seguito e approfondito sempre dagli inviati dello show di Italia1. Insomma, ora non si può più far finta che il problema del bagarinaggio online non esista e – visto che anche molti artisti stanno iniziando a mettere le mani avanti e a scappare prima dell’ormai inevitabile implosione – la prima naturale conseguenza era che altri protagonisti del giro – fino a prova contraria innocenti – sentissero il bisogno di mettere i puntini sulle i.

Come hanno fatto Ferdinando Salzano, amministratore delegato di F&P Group, e Claudio Maioli, manager di Luciano Ligabue, organizzando in fretta e furia una conferenza che riunisse addetti ai lavori e stampa per generare un confronto sul tema e chiedere, soprattutto, maggiore precisione e accuratezza nella diffusione della comunicazione.

Perché Bigliettopoli – e in questo non si può dare loro torto – lascia intendere un fenomeno ampio e dilagante, soprattutto agli occhi del ‘semplice’ pubblico (senza svalutazioni), vale a dire di coloro che si limitano ad acquistare i biglietti per piacere, senza probabilmente conoscere le differenze tra rivenditori ufficiali (in questo caso, Ticketone) e rivenditori non autorizzati. Men che meno, talvolta, l’utente sa che dietro ai live dei vari artisti c’è un giro piccolo, fatto di poche società, che ora sentono la necessità di tirarsi fuori dal pantano che ha un po’ investito l’intero ambiente. Non è un caso che Salzano puntualizzi subito l’esigenza di non generalizzare, prima di lanciare un appello inconfutabile. “Oscurate i siti, e che Le Iene vadano avanti”.

“La mia prima reazione è stata di vergogna – precisa Salzano in conferenza – mi sono vergognato del mestiere che faccio e di come ne siamo usciti. C’è un magna magna generale, con un solo obiettivo: truffare il pubblico. Oggi, noi qui presenti, dobbiamo dirci tutto, perché l’unica protagonista è la musica italiana. Nessuno di noi ha avuto rapporti con l’ambito del secondary ticketing. A chi li ha avuti dico: autodenunciatevi adesso, perché questo pentolone di me*da è solo l’inizio”.

Verrebbe da chiedersi se l’oscuramento dei siti attualmente noti per la rivendita dei biglietti online possa effettivamente essere una soluzione, ma – secondo Salzano – “non può esserci mediazione. Vi chiediamo in qualche modo di trasmettere il messaggio che il resto del corpo è sano. Il nostro è un lavoro strano, si basa per un buon 90% sui rapporti ad personam. Su quello si crea un progetto, ma serve fiducia, soprattutto con il pubblico. Il pubblico ora non sa quale sia la verità”.

In sala sono presenti i maggiori rappresentanti di questo “mondo strano”, da Stefano Lionetti di TicketOne (intervistato anche nel servizio de Le Iene) a Vincenzo Spera di Assomusica, passando per esponenti di case discografiche, uffici stampa e altre aziende organizzatrici di eventi e live, tra cui Vivo Concerti. Ci mettono la faccia – questo va detto – e si confrontano con i giornalisti, nel tentativo di dissipare dubbi e togliersi un po’ lo sporco di dosso. Del resto, lo ribadiamo, il servizio de Le Iene fa espressamente il nome di Live Nation come azienda coinvolta in attività illegali di secondary ticketing e la generalizzazione è pericolosa, rischia di mandare all’aria un sistema in cui – fino a prova contraria, ribadiamo anche questo – c’è anche del buono.

“Noi abbiamo sempre operato in maniera corretta – ribadisce infatti Lionetti – I siti secondari hanno fatto grande rumore quando sono nati, ma nel nostro caso i biglietti possono essere comprati online solo da persone fisiche, 4 a 4. Il secondary ticketing funziona con tecniche avanzate di marketing digitale, per questo anche io penso che l’unico controllo possibile sia l’oscuramento dei siti”.

La “regolamentazione” – a detta dei presenti – sarebbe solo la causa della “morte del mercato ufficiale” e non estirperebbe quello che viene definito, senza mezzi termini, il “cancro della musica”. Il problema però purtroppo resta e rischia di assumere dimensioni spropositate: in primo luogo, le proporzioni del fenomeno vanno ben oltre i nostri confini e viene da chiedersi in che modo il nostro paese possa riuscire a districarsi da quella che sembra ormai essere una vera e propria convenzione internazionale; in secondo luogo, nel servizio di Viviani, De Luca fa chiaramente intendere che sono gli stessi artisti, talvolta, a richiedere ‘il giochetto’. Accusa che Moioli, in quanto manager di uno degli artisti più seguiti in Italia, respinge fortemente o, quantomeno, chiede che vengano fatti i nomi, per il principio del rifiuto della generalizzazione di cui sopra. Se fosse vero – e il ‘se’ è d’obbligo – cosa potrebbe dunque accadere quando nel pentolone di m*rda finiranno nomi grossi che hanno sicuramente un legame più emotivo e stretto con il pubblico che acquista, spesso attraverso mille traversie, i biglietti del live dell'amato artista?