È indubbiamente lui la star di questi MTV Digital Days 2016: Steve Aoki, dj, produttore e fondatore dell’etichetta discografica Dim Mak, ma soprattutto artista a 360 gradi, capace di influenzare mode e tendenze – a partire dalla sua cara EDM – come pochi al mondo.

A Venaria Steve è arrivato per un live che si preannuncia storico: la Reggia sullo sfondo, i verdi giardini pieni di gente in festa, l’atmosfera magica che si respira in questa oasi a due passi da Torino sono pronti ad accogliere il suo vessillo e, soprattutto, le sue torte. Ma prima Steve ha incontrato il pubblico in una delle Sale dei Paggi, per parlare del documentario che lo vede protagonista, I’ll Sleep When I’m Dead (lo trovate su Netflix), diretto da Justin Krook. Il celebre dj si è presentato al panel con la seconda maglia della Juventus (che casualmente sfoggia gli stessi colori del suo logo), imperturbabile nei modi, ma pieno di voglia di raccontarsi. Il documentario, del resto – il cui titolo recita Dormirò quando sono morto, che la dice lunga sui ritmi a cui è abituato Steve, instancabile viaggiatore – racconta la storia di Aoki mettendone in luce i desideri più nascosti, i sentimenti che lo hanno spinto a diventare ormai un’icona della musica internazionale, tra discese e salite in cui la personalità strabordante di Steve – che preferisce l’acqua a una bottiglia di vodka – appare come il vero faro che ne ha guidato la rinascita.

“Abbiamo girato il documentario in tre anni – ci racconta Aoki – quindi è stato un lungo processo. I ragazzi della troupe sono stati in tournée con me, hanno viaggiato con me. Niente di nuovo, perché quando viaggio sono abituato ad essere circondato di persone. Il documentario mostra tutte le cose bellissime che incontriamo durante il tour, ma non avevo mai aperto una porta sulla mia vita personale. Ho dato molta fiducia al regista, gli ho dato il permesso di filmare quando voleva ed è il motivo per cui, a mio parere, questo film è pieno di momenti unici. Tanta gente, dopo aver visto il documenario, mi ha scritto, tanti hanno commentato sui miei social, dicendomi di aver finalmente trovato il coraggio di parlare al proprio padre o alla madre. Questo significa tantissimo per me ed è la ragione per cui credo che sia valsa la pena girare questo film".

Il documentario mostra infatti il legame di Steve Aoki con le persone più importanti della sua vita: il “padre eroe” Rocky Aoki (wrestler e fondatore della catena di ristoranti giapponesi Benihana, tra le altre cose), la mamma che lo ha cresciuto, DJ AM che lo ha iniziato all’arte e alla filosofia del Dj e scomparso per overdose nel 2009.

“La mia non era vera vita – racconta Steve ricordando gli anni dell'adolescenza – era più uno sforzo immenso nel tentativo di voler impressionare mio padre. All’inizio mi ribellavo per avere approvazione, poi ho capito che non era il modo giusto per ottenerla. Devi capire da solo ciò che vuoi”.

Il mondo di Steve è cambiato, infatti, quando ha iniziato a strimpellare i primi strumenti e ad assaggiare il mondo della musica: “Facevo musica orribile – commenta – ma è così che si fa, impari a creare uno show e tante cose sugli strumenti musicali. La ribellione è stata una parte importante per iniziare il mio percorso nel mondo della musica. Dopo è venuto tutto il resto, la vita da DJ e la mia etichetta discografica”.

“Mia mamma è umile, gentile, le devo tantissimo. – commenta ancora Steve – Mentre DJ AM mi ha insegnato a chiedermi ‘Come puoi essere un essere umano migliore?’. Era sempre disponibile con tutti”.

È un vero sperimentatore Steve, che – tuttavia – a proposito dell’idea di farsi una famiglia propria – ammette di non pensarci troppo: “Nella vita l’importante è avere un piano. Avere dei figli sarebbe sicuramente per me una nuova sfida, ma ora la mia sfida è il mio nuovo album. Mi concentro su quello”.