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Max Casacci e Vaghe Stelle trasformano in musica i suoni di una fornace: 'Alla musica servono nuove forme'.

È innegabile che al giorno d’oggi la musica abbia bisogno di sperimentazione e di guizzi creativi, che nel panorama della discografia odierna a dire il vero sono elementi che tendono a scarseggiare. Dobbiamo dunque dire solo "grazie" a Max Casacci – produttore, compositore e fondatore dei Subsonica – e a Daniele Mana (noto con lo pseudonimo di Vaghe Stelle) – musicista e produttore elettronico – per Glasstress (Bad Panda), una vera perla di estro e creatività, che va ben al di là del mondo delle sette note, attraversando in maniera trasversale più aree di quell’universo infinito che è l’arte, intesa in senso lato.

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Non è un caso che il progetto discografico prenda il nome e il via dall'omonima mostra d'arte contemporanea in vetro ideata da Adriano Berengo – dal 2009 un evento collaterale della Biennale di Venezia – a cui hanno partecipato, tra gli altri, Jan Fabre, Thomas Schutte, Barbara Bloom, Patricia Urquiola e Zaha Hadid.

“A noi è successa una cosa meravigliosa. – spiega ai nostri microfoni Max Casacci, nella cornice dell’Affordable Art Fair di Milano, in cui insieme a Vaghe Stelle ha tenuto un live-set – Ci è stato chiesto di produrre un’opera d’arte in musica, quando il mondo solitamente ti chiede di fare tutt’altro con la musica. Gli organizzatori di Glasstress, una mostra di arte contemporanea in vetro all’interno della Biennale di Venezia 2011, ci hanno chiesto di produrre della musica che avesse a che fare con il vetro e che potesse rappresentare un’opera d’arte a sé, quindi potesse essere diffusa all’interno del Museo del Vetro di Murano”.

I due musicisti hanno dunque ‘raccolto’ i suoni della lavorazione del vetro all’interno di una fornace di Murano, che sono andati a sostituire la classica “fisionomia ritmica delle batterie elettroniche o dei pre-set ritmici”. Un lavoro incredibile, assolutamente stimolante, trasformato solo in un secondo tempo in un progetto discografico: “Il progetto era nato più come un’installazione – precisa infatti Vaghe Stelle – andava vissuto in uno spazio determinato, come la mostra di Glasstress. Fondamentalmente la matrice sonora è rimasta identica, abbiamo semplicemente cambiato le stesure per renderle più ascoltabili e godibili”. Il risultato sono otto tracce, di cui il primo singolo estratto è Like A Glass Angel, ispirato a Inside Out, opera di Pharrell Williams che, nella mostra Glasstress 2011, esponeva una statua raffigurante lo scheletro di un angelo di vetro. In particolare, Williams – dopo aver ascoltato l’album – ha concesso ai due musicisti e produttori di utilizzare l’immagine della sua opera per la copertina del singolo: “Ci hanno dato un prontissimo assenso, per cui ci piace pensare che Pharrell Williams abbia dato il semaforo verde alla nostra musica”.

È inevitabile, infine, non riflettere un po’ sulla compartimentazione musicale che a volte rischia di soffocare la creatività stessa degli artisti, il che rende un progetto come Glasstress ancora più importante e peculiare.

“Le compartimentazioni del mondo musicale stanno producendo un po’ l’asfissia della musica. – conclude Casacci – È importante trovare nuove forme e nuove motivazioni. Stiamo continuando questa nostra esperienza sui rumori che diventano musica e stiamo andando in giro a registrare la nostra città, Torino, le sue fabbriche, i suoi stadi, il sistema di raccolta dell’immondizia, per creare una tessitura sonora su cui suoneranno i jazzisti”.