E’ uno di quei lavori che lasciano traccia e ti sorprendono l’album omonimo d’esordio della giovane cantautrice romana Leila.

Breve ma intenso, come spesso si dice degli accadimenti che vorresti accompagnassero più spesso la tua esistenza e che invece difficilmente capita si rinnovino. Perché c’è molto di più in questi sette brani, racchiusi in una confezione volutamente scarna e minimale, che in tante altre realizzazioni caratterizzate da scarsa inventiva e mancanza d’ispirazione. Qui possiamo ritrovare, espresse in un linguaggio originale, tutte le passate esperienze della trentatreenne Leila: formazione all’Università della Musica e al Conservatorio di Frosinone e vita passata cambiando continuamente luoghi ed ambienti.

Leila disco d'esordio e storia della giovane cantautrice

E poi, finalmente, l’approdo a Roma dagli amici di Lapidarie Incisioni che sono riusciti a far esprimere al meglio la sua creatività. Una vena musicale che ha caratteristiche estremamente varie, ma tutte interessanti, e permette a Leila di passare dal quasi gospel “Uh” ad un brano dal sapore, inizialmente nordico ed etereo, come “Let me get in” (l’unico in inglese) che si rivela, poi, il più incisivo e strutturato dell’intero lavoro. Ma, altrettanto sorprendenti sono le curiose e coinvolgenti elaborazioni vocali dell’ iniziale splendida  “Dondolo” o le interessanti soluzioni sonore dell’altrettanto convincente ”Mondo Mio”.

Leila disco d'esordio con evocative costruzioni musicali

Per certi versi viene da pensare alle migliori ed evocative costruzioni musicali della Cristina Donà più ispirata, attraversate da disturbanti ma efficacissime incursioni glitch, opera del validissimo Dario Colozza (in arte Ynaktera). Ma anche tutti gli altri compagni d’avventura come Francesco Sagunto alla chitarra, Federico Leo alla batteria e Carmine Iuvone al basso, violoncello e basso ukulele si dimostrano perfettamente in sintonia con un’artista in grado di riservarci, anche in futuro, altre gradite sorprese.