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Che ne sanno i 2000 di Battisti, Mogol e del Festivalbar? È quello che si chiede Gabry Ponte nello street-single prodotto in collaborazione con Danti, dal titolo – appunto – Che ne sanno i 2000. In principio era un tormentone dal web, che il dj torinese e il rapper dei Two Fingerz (Gabry Ponte aveva già lavorato con il duo per il brano La fine del mondo) hanno trasformato quasi per gioco in una hit, volata in men che non si dica verso la seconda posizione della classifica iTunes. Per farci raccontare qualcosa di più, abbiamo raggiunto telefonicamente proprio Gabry Ponte, che ci ha raccontato la genesi del brano.

Ciao Gabry, ti chiederei subito com’è nata l’idea di realizzare un brano a partire dal tormentone Che ne sanno i 2000?
Due anni fa ho fatto un singolo con i Two Fingerz, che sono due ragazzi molto in gamba e molto talentuosi della scena rap e hip hop, anche se loro amano molto anche l’elettronica e la dance. Ci siamo incontrati, ci siamo trovati bene e il nostro pezzo La fine del mondo, partendo dal web, è diventato piano piano un tormentone. Anche adesso, a distanza di due anni, nel corso delle serate è stra-ballato e stra-suonato. Ci siamo quindi chiesti ‘Perché non fare un altro pezzo insieme, visto che La fine del mondo è piaciuto così tanto?’. Ho mandato a Danti una base, una cosa che avevo da parte e che ogni tanto mettevo nei set vedendo che aveva un buon riscontro, e ho chiesto cosa ne pensasse. Lui mi ha risposto che la trovava bellissima e a quel punto abbiamo iniziato a buttare giù un po’ di idee…

E il tormentone ‘Che ne sanno i 2000’ com’è venuto fuori?
Riguardando ciò che avevamo fatto, ci siamo accorti che mancava un’idea forte per un bello slogan. Come accade sempre in questi casi, tuttavia, il destino ci ha messo lo zampino. Un giorno abbiamo incontrato un nostro amico, un produttore di Milano, Simon De Jano – che in realtà fa tutto un altro genere, ma ha una visione molto chiara di ciò che succede nel mondo del web e nel mondo della musica – e ci ha fatto notare questo tormentone che stava spopolando sul web. Che ne sanno i 2000, appunto. Un meme che andava fortissimo.

Come avete reagito alla proposta?
Abbiamo detto solo: ‘Ah!’. È stata come un’illuminazione e infatti nel giro di due giorni il pezzo era già finito. È nato in maniera molto spontanea e veloce.

Con Danti c’è un vero e proprio sodalizio, ormai. Eppure so che vi divertite molto mentre lavorate, si vede anche da quello che postate sui social…
Ci troviamo benissimo a lavorare insieme, abbiamo idee e un modo di vedere la musica molto simile. Lui è una persona molto alla mano e che non si prende troppo sul serio. A me piace questo modo di vivere la vita, tanto alla fine abbiamo la fortuna di fare un lavoro bellissimo che è anche la nostra passione. Non dimentichiamoci che alla fine dobbiamo divertirci!

Ci sono tante cose che ai 2000 mancano, ma tu ai 2000 cosa invidi?
Li invidio tantissimo in primo luogo per il fatto che sono del 2000 (ride, ndr)! Ovviamente questo è un pezzo generazionale come ce ne sono stati tanti altri. Mi viene in mente Cosa resterà degli anni ’80 di Raf che uscì quando io avevo 8 anni. Ero piccolo, ma nonostante questo mi piaceva un sacco, anche se non vivevo la stessa emozione di chi aveva 15 anni più di me. La canzone però era bella e ci sono affezionato. Penso anche ad Anni degli 883, non capivo tante cose del pezzo, ma non mi sono posto il problema. Ho fatto questo ragionamento e mi sono reso conto del fatto che i ragazzini del 2000 sono molto più sgamati, sono bravissimi con il web e devo dire che l’hanno presa benissimo.

Hanno commentato il brano?
Sì, sto ricevendo tantissimi messaggi anche da ragazzi molto giovani che mi dicono ‘Questa canzone è fantastica, anche se sono del 2000’. Oppure mi dicono che alcune cose citate nel brano in realtà le conoscevano, mentre altre se le sono andate a cercare. Chiaramente non voleva essere né una polemica né una critica nei loro confronti. Anzi, il mio lavoro è anche quello di cercare di avere sempre un contatto con questi ragazzi molto giovani che spesso mi trovo davanti, e devo ammettere che faccio fatica a volte a confrontarmi con un pubblico di un paio di generazioni più giovani di me. Loro sono avantissimo non solo a livello anagrafico, ma anche nel modo di concepire la vita e la musica. Hanno un senso dell’imprenditorialità e una visione che a volte mi lascia a bocca aperta. Per non parlare del modo in cui seguono i social network, diventa uno sforzo per me stare al passo (ride, ndr). Alla fine però a ognuno il suo, dai!

So che avete girato il video a Riccione, invitando anche la gente a presentarsi come comparsa. Come è andata?
Benissimo! È stata una grande festa, abbiamo girato all’Aquafan di Riccione dove io quest’estate sono resident per un evento che facciamo il pomeriggio in piscina. Abbiamo invitato la gente a partecipare a questa festa. C’erano 5000 ragazzi che ballavano in piscina con la musica, sono venute le persone della fanbase con i cartelloni. Si è creata una bella atmosfera.

Vi aspettavate così tanta gente?
Questo brano ci è esploso un po’ in mano, perché non ci aspettavamo tutto questo entusiasmo nei confronti del pezzo. Lo abbiamo pubblicato senza troppe pretese, perché era nato come uno street-single, legato al web, visto che ha un sound orientato più verso la rete che verso la radio. Appena ho pubblicato il primo trailer del disco però mi sono accorto subito sui social che fosse successo un disastro, il video ha fatto 5000 condivisioni organiche in un giorno. Poi è salito subito in classifica iTunes. Sono segnali che ti dicono che senza volerlo sei andato oltre il gioco e il divertimento.

A proposito di divertimento, com’è nato l’incontro con Rovazzi che appare nel video? Tra l’altro ho visto che su Facebook lo hai difeso, perché c’era qualcuno dei tuoi follower che ‘insultava’ la sua canzone…
Io difendo a prescindere. È come se internet avesse dato la patente a chiunque e tutti si sentono in diritto di giudicare e sentenziare. A me non piace la maleducazione, l'idea che qualcuno si ponga con fare irriverente nei confronti di un’altra persona senza nemmeno conoscerla. Fabio l’ho conosciuto quest’anno, aveva da poco realizzato Andiamo a comandare, ma io all’epoca non ne ero neanche a conoscenza. Mi è sembrato in gamba, una persona umile e tranquilla, è un ragazzo che ha delle idee. Anzi, è un vulcano di idee. Ci siamo incontrati io, lui e Danti, che è un amico comune e che ha partecipato anche alla produzione del brano di Rovazzi. Abbiamo fatto due chiacchiere e abbiamo parlato di possibili collaborazioni insieme. A volte vanno in porto, a volte no. Vedremo!