In un Sanremo 2016  un po’ noioso(diciamocelo), in cui i social hanno salvato la visione ironizzando e creando trend topic esilaranti e condivisissimi, in tarda serata è salito sul palco del Teatro Ariston Rocco Hunt.

Una sveglia alla RAI: Rocco Hunt Sanremo Wake Up

L’unica novità sanremese di quest’anno, e non perché è un rapper, non perché è l’unico giovane a calcare quelle assi teatrali senza essere passato per un talent, non perché tiene il palco come nessun altro dei grandi professionisti “big” ha dimostrato di saper fare ieri…ma perché probabilmente per la prima volta nella storia della musica italiana, ha proposto una canzone “impegnata” che canta le partite IVA.

 

Rocco Hunt Sanremo Wake Up: non la solita canzone

L’Italia ha dietro a sé una lunga storia di canzoni di protesta, anche approdate al palco del Festival di Sanremo, basti pensare alla bellissima “Uomo col Megafono” di Daniele Silvestri, ma i tempi cambiano e questo “ragazzino” nel 2016 ha portato la vera novità, raccontando non l’Italia del lavoratore sfruttato, del proletario vittima del padrone…bensì il nostro paese reale, analizzato in una chiave molto più contemporanea, nascondendo dietro una finta retorica un testo che offre un quadro perfetto di una generazione a cui fare spazio: la sua.

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Una generazione ben definita, rappresentata sul palco del Teatro Ariston non dai miracolati dei talent, ma solo da questo rapper, che la gavetta se l’è fatta lontano dal piccolo schermo, e che si propone con un groove orecchiabile – forse già sentito ma godibile – in grado di far ballare lo spettatore sanremese annoiato da una serie di canzoni banali e da un imbarazzante Gabriel Garko.