La nostra intervista a Pierdavide Carone, che commenta la polemica scoppiata dopo l’esclusione del brano Caramelle dal Festival di Sanremo 2019.

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Dopo aver sentito tanto parlare di Caramelle, abbiamo deciso di scambiare qualche opinione con Pierdavide Carone, finito al centro di un dibattito mediatico ricco di opinioni e polemiche, al seguito dell’esclusione della canzone – in collaborazione con i Dear Jack – dal Festival di Sanremo.

Diciamo che c’è stata una concomitanza strana di cose. – ci racconta – Scopriamo di non essere stati presi a Sanremo e decidiamo di pubblicare il pezzo comunque, proprio per esigenza. Lo facciamo in modo quasi dilettantesco, perché di solito gli artisti che hanno già una carriera alle spalle programmano, organizzano, fanno delle riunioni. Noi non abbiamo fatto nulla di tutto questo. Abbiamo preso il pezzo e lo abbiamo caricato su internet. Poteva anche finire lì. Invece la canzone ha avuto un consenso popolare nato dai miei fan e da quelli dei Dear Jack. Poi si è esteso a macchia d’olio, fino ad arrivare a un certo tipo di critica e ai colleghi che non si erano mai spesi così tanto per divulgare una mia canzone anche pubblicamente. Noi volevamo concentrarci sul pezzo, per cui non abbiamo detto nulla sul fatto che fosse stato escluso da Sanremo”.

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Lo scandalo – se così possiamo chiamarlo – si è diffuso a macchia d’olio, tuttavia, proprio per il ‘mancato Festival’.

“Lo ha rivelato una testata giornalistica. – ci spiega Pierdavide – La notizia è saltata fuori. Sull’onda emotiva del fatto che non ci avessero presi e che eravamo dispiaciuti, insieme ai consensi, abbiamo dato risposte forti e dure nei confronti del Festival, della Commissione e della scelta di non prenderci. Non credo che questo nostro atteggiamento possa essere biasimato. Ora, a bocce ferme e col sangue che si è raffreddato, dico che la Commissione fa un lavoro molto difficile perché arrivano centinaia di pezzi ogni anno e sarebbe presuntuoso da parte nostra pretendere di vedere la nostra canzone al Festival. Non conosco le altre canzoni e non sarebbe carino nei confronti di chi è riuscito ad arrivare a Sanremo. Alcuni di loro si sono anche spesi per il nostro pezzo. Non abbiamo questo tipo di presunzione”.

Un sassolino dalla scarpa, però, Carone vuole toglierselo.

Io comunque sei anni fa ho proposto un tema scottante al Festival e la presenza di Lucio Dalla è riuscita a scardinare delle resistenze eventuali. – aggiunge – Questo è un fatto, non è un’opinione. Non so se questa cosa possa aver influito al contrario in questa situazione. Io non ero lì dentro quando la Commissione decideva, però è una cosa che mi sono domandato e continuo a domandarmi. Non è un atto di accusa nei confronti di nessuno”.

Pierdavide Carone commenta le parole del Ministro Fontana

“Nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità di divulgare questa canzone e di fare luce su un tema, dobbiamo aspettarci qualsiasi reazione. Anche politica o ministeriale. – commenta Pierdavide Carone quando gli chiediamo cosa ne pensa delle parole del Ministro Fontana – Non possiamo sottrarci, pur consapevoli del nostro ruolo che è quello di artisti e ha dei limiti. Non siamo in grado di risolvere il problema della pedofilia, non siamo psicologi né sociologi e ci mancherebbe altro. Noi rispondiamo ‘Presenti’ se qualcuno ci chiama. Continuiamo, per il resto, a sostenere un tema, ma solo come artisti“.

La replica a Enrico Silvestrin

Pierdavide Carone risponde anche al video di Enrico Silvestrin.

“Ho visto quel video e ci assumiamo anche la responsabilità delle critiche. – precisa – Enrico muove la critica che in qualche modo nel brano non ci sia giudizio. Io credo che il giudizio e la conseguente condanna della pedofilia in quanto atto di violenza siano intrinseci già nel parlare del tema. Nella canzone racconto i fatti, con gli strumenti che ho”.

Pierdavide Carone