Ricordando che le pagelle di Sanremo 2019 sono fatte per essere contraddette dal giudizio del pubblico ecco le nostre prime impressioni ascoltando brani e performance.

Aspetto che torni, Renga propone un classico per il suo repertorio che nulla aggiunge e toglie, sottotono, peccato.

Nino d’angelo, Livio Cori, Un’altra luce, strana la magia di questa canzone in parte in napoletano ci ricorda per atmosfere raffinate il miglior pop africano, una melodia moderna e tutt’altro che scontata. Le stonature di D’Angelo non ci disturbano ma..

Mi farò trovare pronto di Nek si basa su un groove colossale degno dei migliori Muse. Un ritornello un po’ troppo leccato e non all’altezza delle strofe, un inutile stacco orchestrano rompono il ritmo di un pezzo che poteva lasciare il segno.

The Zen Circus, L’amore è una dittatura, quanto é vero e l’anarchia la trovi dentro ad ogni emozione. Una canzone veramente insolita per Sanremo. la band riesco a mantenere l’anima rock grazie ad un sapiente uso dell’orchestra. Una piccola perla questo brano ma servirà qualche ascolto per apprezzarla.

Il Volo, Musica che resta. Incipit e brano sono esattamente quello che ci si poteva attendere dal gruppo vocale: “stanotte stringi, baciami l’anima”. Non è il peggior Volo sentito ma l’uso delle tre voci usate sempre a cannone è discutibile.

Loredana Bertè, capelli blu e gambe al vento con Cosa ti Aspetti da Me spacca il palco con una canzone semplice dal sound quasi anni novanta tra hard rock e Vasco Rossi. Il timbro di quest’artista è inconfondibile. La grinta e la posa ricordano Tina Turner dei migliori tempi. La Bertè gioca sempre una partita a se.

Daniele Silvestri, Argento Vivo con Rancore. Un brano dedicato alle nuove generazioni, protagonista un ragazzo di 16 anni. E’ il miglior Silvestri quello che sale sul palco. Ho 16 anni ma da più di dieci ho smesso di credere e Rancore spacca. Fabio Rondanini alla batteria, perfetto.

Federica Carta e Shade, Senza farlo Apposta presentano un brano semplice e diretto, moderno nello stile e gusto, perfettamente eseguito tutto bello, tutto bello ma senza emozione. Shade è un vero genio del freestyle, strano vederlo in questo contesto.

Ultimo, I tuoi particolari. “Se solo Dio inventasse delle nuove parole protrai scrivere delle nuove canzoni e cantartele”. Originale la strofa e lui credibile nel suo cantare così un po’ scanzonato e riconoscibilmente giovane. Bravo Ultimo, ci piaci ed il ciuffo é ok!

Paola Turci, L’ultimo Ostacolo. Ha la consapevolezza di avere un buon brano, sembra serena e vincente. Niente male ma qualcosa non brilla e non ci convince totalmente.

Motta, Dov’è l’Italia, ce lo chiediamo in molti. Il brano si basa su un riff  di chitarra acustica, scelta insolita di questi tempi e lui, Motta, con la sua aria tutta anni settanta, riesce a ipnotizzare. Un brano curioso ed intrigante, Dov’è l’Italia amore mio? Mi sono perso, cassa in quattro e vai col liscio. Forza Motta.

Motta, Dov’è L’italia, na nostra intervista per Sanremo 2019

Boondabash, Per un milione, ecco il pezzo di Sanremo. Finalmente qualcosa di semplice e senza pretese, come si aspetta il ritornello di una canzone di Sanremo così, liquido e che passa leggero, non ti cambierei nemmeno per un milione, Boomdabash!

Patty Pravo con Briga, Un po’ come la vita ad un certo punto devi anche dire basta. Attimi di empasse, Briga attaccato al microfono, il pezzo non parte e poi, poi si. I due ci sono al 100% la bionda con tanto di dread, vestita di rosso e canotta di pizzo nero trasparente è lì pronta a mangiarsi tutti con la stessa serenità con cui un gatto gioca con una mosca. Briga, intimorito inizialmente, prende l’onda protetto dall’ala della maestra, il pezzo è raffinatissimo, bravi.

Simone Cristicchi, Abbi cura di me, una classica canzone con il recitativo dominante, strano? Non ce lo aspettavamo da Cristicchi. Molto cinematico l’arrangiamento ed il testo è molto bello, il brano non sorprende.

Achille Lauro, Rolls Royce. Strafigo il brano praticamente punk o quasi. Boss Doms alla chitarra, che dire, questi ragazzi hanno talento il pezzo emerge.

Achille Lauro, l’intervista per Funweek, Sanremo 2019

‘Mi sento bene’, Arisa esplora il delicato territorio tra Mary Poppins e gli Abba, auguri. Certo la sua voce è sublime ed il brano così folle che potrebbe essere vincente.

Negrita, I ragazzi stanno bene, un classico per la loro produzione, bello sentirli tornare sul palcoscenico nazionale. La canzone, un classico nella produzione rock blues ma non ci convince.

Ghemon, Rose viola, un grande autore e compositore che conferma il suo talento con un brano fra i migliori della serata, nel nostro podio con Achille Lauro e Silvestri.

Tutto lo speciale di Sanremo 2019

Anna Tatangelo, Le nostre anime di notte, da quello che avevamo capito ci aspettavamo un giro di carte totalmente nuovo e un gioco molto più aggressivo invece c’è un ritorno alla tradizione e la volontà di conferma. Lei è bravissima e la sua interpretazione completa e matura. La scelta è per una canzone tradizionale in pieno stile Tatangelo, i suoi fan non saranno delusi, alla fine però forse vince chi rischia almeno un po’.

Einar, Parole nuove, bravo si conferma un talento, non c’è un grande brano a difenderlo peccato, occasione mancato.

Ex Otago, genovesi nel midollo al festival di Sanremo 2019. Solo una canzone, difficile da decifrare, il brano non arriva, vedremo nelle prossime serate che cosa succede per ora non ci affascina.

Enrico Nigiotti, Nonno Hollywood, passa velocemente, sarà anche l’eccesso di artisti ma Nigiotti non riesce, secondo noi a centrare l’obiettivo.

Mahmood, Soldi. Questa potrebbe essere una sorpresa.