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Aveva 48 anni, Scotto Weiland, uno degli ultimi baluardi del grunge, voce riconoscibilissima di band come gli Stone Temple Pilots o i Velvet Revolver, eroe tormentato destinato ad un infausto tramonto.

LE FOTO CHOC POCO PRIMA DI MORIRE 

Scott Weiland – si apprende sul suo profilo Facebook – è deceduto in Minnesota nel sonno sul tourbus con i Wildabouts, la sua ultima band con cui – aveva dichiarato egli stesso – si esibiva in piccoli club per guadagnare qualcosa, ben lontano dal clamore degli anni ’90 quando con i suoi Stone Temple Pilots pose una pietra miliare nel grunge prima con Core nel 1992 (8 milioni di copie vendute), poi con l’album di consacrazione – Purple (1994) – che li lanciò in vetta alle classifiche.

Una vita tormentata la sua, come quella di Kurt Cobain dei Nirvana – morto solo qualche mese prima dell’uscita di Purple – o di Layne Staley, degli Alice in Chains, deceduto nel 2002. L’outsider californiano di San Diego si è fatto spazio tra i punk rocker di Seattle, ma non è stato abbastanza forte da resistere alle droghe ed è stato irrefrenabilmente risucchiato nel suo male di vivere.

La sua profonda dipendenza da eroina l’ha più volte costretto a stop forzati – viene arrestato nel 1995 – e ad un innegabile atteggiamento autolesionista che l’ha allontanato da tutti. Gli Stone Temple Pilots, che hanno tentato di ricucire i rapporti con Scott Weiland, non sono riusciti a salvarlo dal baratro in cui è caduto rimpiazzandolo nel 2013 con il frontman dei Linkin Park, Chester Bennington.