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Il 9 giugno a Milano è stato senza ombra di dubbio il giorno di Conchita Wurst: la cantante austriaca, vincitrice dell’Eurovision Song Contest nel 2014, è infatti finalmente atterrata in Italia per presentare il suo attesissimo album di debutto – Conchita (Sony) – e la sua biografia, Io Conchita. La mia storia, edito da Mondadori e disponibile nelle librerie a partire dal 15 maggio.

Noi abbiamo avuto l’onore di incontrare Conchita prima nella splendida cornice della Sala Reale nella Stazione Centrale, dove si è raccontata in conferenza stampa, e poi alla Mondadori in Piazza Duomo per scambiare quattro chiacchiere vis-à-vis prima del suo firmacopie.

 

Conchita, l'album di debutto di Conchita Wurst

Indossando un semplice jeans e una camicia bianca (ma con un tacco decisamente alto e scarpe gialle), Conchita è stata accolta dai giornalisti come una vera star. Eppure, a sentirla parlare tutto sembrerebbe fuorché uno degli ‘intoccabili’ dello show-business: Conchita non ha filtri, dice ciò che pensa senza cercare di dire a tutti i costi la cosa giusta (quale autore di una biografia ammetterebbe del resto candidamente di non amare i libri senza immagini?) ed è umile, quasi come se non appartenesse al mondo dei ‘noti’.

Le chiediamo dell’album (uscito il 19 maggio) – 12 tracce molto diverse tra loro, che alternano ritmi dance al pop passando per le ballad – e Conchita ci confessa che ha impiegato quasi un anno a rilasciarlo perché voleva qualcosa di autentico e una tracklist il più possibile perfetta.

“Ho realizzato questo album in modo egoistico, perché volevo che prima di tutto piacesse a me” confessa Conchita senza esitazioni, aggiungendo di voler essere autentica nelle sue scelte. La Wurst ha del resto ricevuto più di 300 canzoni da vagliare e ascoltarle tutte ha richiesto non poco tempo. “Non mi importa chi ha scritto la canzone. – ha dichiarato in conferenza stampa – Ho ascoltato tutte le canzoni. Sono molto precisa quando si tratta di scegliere una canzone da cantare, perché deve esserci subito almeno una parte di me nel brano”.

The Other Side of Me è stata ad esempio scritta da un autore svedese, Erik Anjou, a cui l’ispirazione è venuta vedendo proprio Conchita sul palco dell’Eurovision: “Questa canzone per me è speciale perché Eric è rimasto così ispirato da mandarmi la canzone, senza pensare ad altro”. Ai nostri microfoni la Wurst confessa invece il legame particolare che la fa sentire vicina a Rise Like a Phoenix: “Questa canzone mi ha cambiato la vita. All’epoca ho dovuto scegliere tra 5 canzoni, che potevano potenzialmente diventare la canzone dell’Eurovision. E due mesi, o forse uno, prima della data di scadenza prevista per la scelta della canzone ho sentito Rise Like a Phoenix per la prima volta. Ho detto ‘Mi spiace, ma dobbiamo iniziare tutto da capo’. Ed è quello che è successo”.

 

Conchita Wurst, la biografia

Il libro ha richiesto decisamente meno tempo, ma non meno fatica. Conchita ha confessato di aver rifiutato all’inizio la proposta dell’editore di realizzare una biografia, perché avendo appena 27 anni le sembrava prematuro scrivere delle ‘memorie’. Alla fine ha però ceduto al corteggiamento e ora, col senno di poi, ammette che l’esperienza è stata bellissima. “Non è stato difficile, perché i momenti intensi della mia vita sono accaduti ormai tempo fa, per cui ho avuto tempo sufficiente per ripensarci e metabolizzarli. Ma devo ammettere che è stato un momento intenso quello in cui ho parlato del mio coming out, così come dell’epoca in cui andavo a scuola durante l’adolescenza. Ad ogni modo, anche solo parlare in modo così intenso e riscoprire alcuni momenti della mia vita, alla fine di questi 4 giorni durante i quali ho raccontato la mia storia al ghost writer, è stato un privilegio”. Quasi “terapeutico”, confessa Conchita in conferenza, aggiungendo che il libro è stato studiato su modello dei testi che piacciono a lei, quindi con tante foto, visto che non si definisce certo una famelica lettrice.

Con la Wurst si può tuttavia parlare di qualsiasi cosa: Conchita è più di una cantante, è un personaggio controverso, che attira elogi e critiche e che non esita a prestarsi e a diventare, quando serve, baluardo della diversità e delle ‘rinascite’. Così, in conferenza, si discorre della Russia e di Putin (“Mi piacerebbe molto incontrarlo per capire cosa davvero significhi essere Vladimir Putin, ma anche Obama o il Papa. Penso di poter imparare molto e d'altro canto vorrei capire in questo caso perché il signor Putin ha preso questa decisione che non mi piace. Mi piacerebbe capire il punto, perché se lo capissi gli direi che si sbaglia. Da un lato sono curiosa di sapere, dall'altro vorrei parlargli perchè penso che cambierebbe idea”) e anche di cosa voglia dire essere il personaggio Conchita Wurst, confessando che non la spaventa l’idea che l’attenzione mediatica un giorno possa scemare, perché il suo obiettivo è essere felice e troverà di certo il modo in qualunque circostanza di esserlo.

Noi le chiediamo se non le dia un po’ fastidio il fatto che si parli più del suo personaggio che della sua voce: “A dire la verità, mi è del tutto indifferente. – ci risponde con filosofia – Perché alla fine Conchita è tutto questo. Ovviamente cantare è il mio modo di esprimere emozioni, ma esprimo me stessa anche nel modo in cui mi mostro. Esprimo me stessa anche quando tengo un discorso o quando parlo con persone molto influenti. Non so, non vedo il problema. A me piace essere così multicolore”.