La cantautrice e musicista danese Agnes Obel torna sulle scene, a distanza di tre anni dalla pubblicazione del suo ultimo ed acclamato lavoro “Aventine”, con un nuovo album in studio intitolato "Citizen of glass"(edito da Play It Again Sam).

Questo il titolo del disco che  è stato anticipato dai singoli "Golden green" e "Stretch your eyes" e contiene un totale di dieci nuove canzoni.

Come, al solito, quello che appare in grande evidenza è la sua ormai consolidata formula di alternative-pop/rock, contemporaneo e fortemente cameristico, che l’ha resa riconoscibile in tutto il mondo. Si modifica in parte, invece, la reazione personale nei confronti dei fenomeni e delle tante sollecitazioni, anche musicali, che provengono dall’esterno.

Un po’ come divenire malleabili come il vetro che, alle alte temperature, si lascia modellare in infinite e bizzarre forme. Questo l’assunto, derivato dal concetto tedesco di bürger glaserner, dal quale è partita la Obel per realizzare il suo affascinante terzo album. Musicalmente ciò si traduce nel minore spazio concesso ad uno strumento a lei molto caro come il pianoforte che, in effetti, compare, per la prima volta, solo in “It’s Happening Agai” (quarto brano in scaletta di questo nuovo  “Citizen Of Glass”), fra intrusioni elettroniche e distorte costruzioni vocali. Le sonorità, più varie ed accattivanti del solito, risultano maggiormente influenzate da una costruzione musicale stratificata, dove gli archi sono molto in evidenza ed atmosferici strumenti a percussione s’intrecciano con evocativi cori (“Golden Green”) e strumenti inusuali, come clavicembalo e spinetta.

Una delle composizioni più intriganti, poi, è l’iniziale “Stretch Your Eyes”, dove (come in altre tracce) si avvertono influenze jazzy che sfociano presto in atmosfere oniriche. “Citizen Of Glass”, colto ma accessibile, può essere così considerato l’album più maturo e vario scaturito, sino ad oggi, dalla creatività dell’artista danese.

Tonino Merolli