Quando un’artista italiana (di origini anche iraniane) come Leila Gharib suscita l’interesse di una rinomata etichetta indipendente tedesca (Morr Music, specializzata in sonorità sperimentali ed alternative) si può essere sicuri che si tratta di un personaggio interessante, dotato di caratteristiche musicali originali. E’ questo il caso del progetto Sequoyah Tiger, creatura e diretta emanazione della musicista, cantautrice e designer veronese/iraniana Leila Gharib, precedentemente impegnata nel trio indie-rock Bikini The Cat e nel gruppo di performing art Barokthegreat  (2008), insieme alla  danzatrice Sonia Brunelli. Una performer, quest’ultima, che tutt’ora affianca Leila nelle esibizioni live basate sul materiale presente nel precedente ep “–Ta-Ta-Ta-Time” e nel nuovo lavoro sulla lunga distanza “Parabolabandit”.

Si tratta, per Sequoyah Tiger, di un album che conferma il talento da artista poliedrica che, per quanto riguarda il profilo squisitamente musicale, si muove su coordinate che abbracciano il rock d’annata e un deviante pop unito a sperimentazioni elettroniche. Un  mood che, talvolta, ricorda l’originale e lieve formula musicale portata avanti, negli anni ’90, dai meravigliosi franco/britannici Stereolab o, in maniera più edulcorata e solo in certi passaggi, la rapper britannica M.I.A. ma soprattutto testimonia la volontà di muoversi cercando un delicato equilibrio fra mondi diversi dalla cui sovrapposizione può nascere, però, una valida e coinvolgente formula musicale.

Ed è quello che realmente accade in “Parabolabandit”, album ideato ed elaborato in solitudine dalla Gharib negli abituali studi del Vampa Club e contrassegnato dalla varietà delle soluzioni sonore/vocali volute e cercate. Il tutto in funzione di brani lievi ed, allo stesso tempo,significativi ed ammalianti come “Another World Around Me”, “Punta Otok” o “Where Am I?”.

Tonino Merolli