Al di fuori dei numerosi e sin troppo invadenti talent show che affollano le frequenze televisive esiste, fortunatamente , un circuito musicale reale frequentato da band che maturano una solida esperienza attraverso il contatto con il pubblico e la vicinanza con artisti che hanno scritto pagine importanti  della recente storia musicale. In quest’ambito si sviluppa e giunge ai giorni nostri il percorso musicale di una band campana, i Pennelli di Vermeer, sicuramente una delle realtà più interessanti dell’universo sonoro indie nazionale. E’ da pochi giorni uscito il loro più recente ed ottimo lavoro intitolato “Misantropi Felici” (Soter, distribuzione Believe Digital), un album che segna una svolta nella carriera musicale della formazione vesuviana formata, attualmente, da Pasquale Sorrentino (voce e chitarra acustica), Stefania Aprea (voce e chitarra ascustica), Michele Matto (basso) e Marco Sorrentino (rullante e cassa).

Si tratta di un ritorno alla canzone d’autore venata di rock che si svincola dalle precedenti realizzazioni in ambito prog o dalle interessanti esperienze di teatro-canzone, come la tragicommedia musicale in tre atti “La Sacra Famiglia” (2009). Una scelta che dimostra, ancora una volta, la completa libertà intellettuale ed operativa di un progetto in continua evoluzione che sente il bisogno di confrontarsi con una materia ancora viva, desiderosa di essere plasmata da mani in grado di trasmettere amore e sincero trasporto.  Nascono così dieci ispirati brani che guardano, naturalmente, alla tradizione della migliore canzone d’autore italiana, evocando mostri sacri come Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Battiato (con il quale i Pennelli di Vermeer hanno condiviso il palco in occasione del Meeting del Mare di Marina di Camerota nel 2014) ma anche, guardando ad oggi, uno dei nostri e più originali cantautori come Max Gazzè (nella trascinante denuncia di “Non si vive soltanto d’amore” che contiene anche una citazione da un brano di Battiato).

Il tutto è esaltato dall’ ottima vena compositiva di un gruppo che guarda al presente con l’attualità dei testi (fra intimismo e denuncia) e il corroborante inserimento di sonorità rock, blues e folk ma non dimentica una tradizione, quella cantautorale, che tanto ha contato nella crescita positiva della scena musicale nazionale.

Tonino Merolli