Nel nuovo singolo ‘Follow’, Alexia riflette sull’importanza dei legami reali e sull’importanza di fermarsi, tra dance, empatia e consapevolezza. L’intervista.

loading

Regina italiana della dance, Alexia torna con un nuovo singolo dal titolo Follow (Garbo Dischi/Daylite Records), in cui trovano spazio ritmi travolgenti e un messaggio profondo. Il brano, infatti, è a tutti gli effetti un inno all’unicità contro l’omologazione, nato dalle penne di Alessandra Flora, Marco Guazzone, Gianni Pollex, Lara Ingrosso e Leonardo Lamacchia, con la produzione di Carl Ryden. Se il titolo strizza l’occhio al mondo social, il testo se ne allontana consapevolmente e invita a fermarsi e ascoltare, in un mondo ossessionato proprio dai “follow(er)”.

Alexia Follow

Anche il videoclip ufficiale, diretto da Angelo Stamerra Grassi con la direzione creativa di Carolina Stamerra Grassi, riflette questo messaggio. I protagonisti, da figure senza anima, diventano persone che celebrano la loro diversità, con look iconici che spaziano dall’archivio couture di Giorgio Armani a pezzi di Off-White e Mugler.

‘Follow’, il tuo nuovo singolo trae ha un titolo che richiama il vocabolario dei social, ma apre a riflessioni più profonde sul mondo reale. Di che brano si tratta e com’è nato?
È nato dal desiderio di riabbracciare un genere che mi appartiene, la dance, ma con una nuova consapevolezza. È un brano che strizza l’occhio a un canto più ponderato, meno diretto alla classica cassa in quattro, e che cerca invece sentieri più dolci. Volevo costruire una conversazione vera, con le persone a cui vogliamo bene, a cui vorremmo poter dire: “Ti tengo la mano”. Oggi i like e le reazioni rapide non bastano più. Sono effimeri, si consumano come carta. Abbiamo bisogno di qualcosa di più solido: i rapporti umani. Che oggi, purtroppo, sono sempre più sfilacciati. Ma dobbiamo tornare a loro, e anche in fretta.

Ti accompagna un team di autori con background diversi dal tuo. Com’è stato il confronto creativo?
È stato magico. Siamo partiti da un giro armonico che già trasmetteva vibrazioni positive. Io ho dato un primo spunto, tracciando una direzione, e da lì si è creato un intreccio di idee, di suggestioni, che ha preso forma in questo brano. Alla fine, non contano i background: conta l’obiettivo. E il nostro era chiaro fin da subito. Ognuno ha portato il suo contributo unico, valorizzando la propria esperienza, e mi hanno anche aiutata a tirare fuori il meglio. È nata una vera empatia. E questo, secondo me, si sente nella canzone.

LEGGI ANCHE: — Giovanni Zarrella: «In ‘Universo’ la mia storia. Sogno Sanremo»

Nel testo c’è una riflessione sull’identità personale e su quella virtuale. Quanto ti riguarda, e quanto riguarda secondo te le nuove generazioni?
Io appartengo a una generazione che fa fatica a comprendere questa esigenza di continua visibilità. Le mie conferme non arrivano dai social: le trovo in un buon libro, in un film d’autore, in una passeggiata sul lungomare. Vengo dal mare, e si vede (sorride Alexia, ndr). Non mi faccio ingabbiare da questa trappola, ma capisco che per le nuove generazioni sembri tutto più urgente, più importante. Però vedo anche molta intelligenza nei giovani, molta capacità critica. Spero che quella dei social sia solo una fase, un passaggio. Magari più influente su chi è più superficiale, ma ci sta: anche noi da adolescenti preferivamo un concerto di Renato Zero a una serata sui libri di storia…

L’antidoto a questa corsa all’omologazione è fermarsi ma concedersi tempo, oggi, sembra quasi un lusso: come lo si trova?
Per prima cosa, spegnendo il cellulare. Quando capita che lo dimentico, dico: “Pazienza!”. Fermarsi non significa sempre scappare in luoghi esotici. A volte basta poco: anche trovarsi in un supermercato vuoto può diventare un momento di riflessione. Lo so, sembra strano, ma io mi perdo anche davanti allo scaffale dei bagnoschiuma… è un modo per rallentare. Mi impongo degli spazi per farlo, è fondamentale.

E nel sistema musicale di oggi, che corre così veloce, come si costruisce una carriera sul lungo termine?
È complicato. Oggi si pubblicano tantissimi singoli, uno dopo l’altro, e si rincorrono i trend. Io ho la fortuna di avere un repertorio solido e posso permettermi di lavorare con più calma, con attenzione. Cerco di fare ciò che mi rappresenta davvero, senza inseguire ciò che funziona per gli altri o in classifica. Quei successi “mordi e fuggi” durano come i like: pochissimo.

Nel testo canti: “La vita non è una gara, ma un viaggio senza mappa”. Qual è stato per te un momento di svolta inaspettata?
Ce ne sono stati molti, ma il più importante non è artistico: è personale. È stato quando ho capito chi era Alessia, e quando invece entrava in scena Alexia. Quando queste due parti di me hanno fatto pace, è cambiato tutto. È stato un passaggio fondamentale.

La produzione del brano è affidata ancora una volta a Carl Ryden, come per il singolo precedente. Che rapporto creativo si è instaurato tra voi?
Carl ha la capacità rara di ascoltare la canzone e capirne davvero l’anima. È riuscito a darle un vestito completamente diverso rispetto al precedente brano, I Feel Feeling. Ha trovato un suono moderno, necessario per dialogare con ciò che c’è oggi in circolazione, ma senza tradire me stessa. La linea di basso, più suonata, più “vera”, le dà una classicità e una forza che spero le permetterà di durare nel tempo.

Dopo Tommorowland, che palco resta da sognare?
Più che sognare, per me è importante rimettermi in cammino. Non ho una mappa con mete precise: mi interessa restare in movimento. Il resto verrà.

Alexia fabrique
Grafica da Ufficio Stampa

Nel 2026 è attesa una data speciale al Fabrique. Cosa rappresenta per te?
Volevo creare una serata per il popolo della dance anni ’90. Ritrovarci tutti insieme, rivivere quell’epoca epica, ma con una nuova consapevolezza. Oggi presento quei brani con un’energia diversa e, dopo tanti anni, con una credibilità che mi è stata riconosciuta. Quelle canzoni, un tempo considerate “di serie B”, oggi posso permettermi di portarle in serie A.

Hai sofferto l’etichetta della “serie B”?
Sì, molto. Ho studiato canto lirico, vivevo tra puristi della musica, e ho iniziato cantando in cover band brani dance con influenze soul, funk, blues. Artisti come i C&C Music Factory avevano voci straordinarie. Quando ho iniziato con la mia musica, ho dovuto seguire la visione chiara del mio produttore, ma ho sempre cercato di metterci del mio, una firma personale. Il tempo è stato galantuomo: ha dato giustizia a quel lavoro e a quel percorso.

I prossimi appuntamenti live di Alexia

Per celebrare il suo ritorno alla dance, Alexia ha annuncia The Party – Back to the Dancefloor (A1 Concerti, biglietti in prevendita su Ticketone), concerto-evento il 26 marzo 2026 al Fabrique di Milano. La serata promette un viaggio tra i classici come Summer Is Crazy, Uh La La La e Think About The Way, accanto ai nuovi brani che stanno conquistando il pubblico.

Prima artista italiana a esibirsi al Top of the Pops inglese, Alexia porterà on stage l’energia che l’ha resa un’icona globale. Intanto, l’artista è pronta a per i palchi d’Europa con un festival tour al via da maggio 2025. Da Spagna a Finlandia, fino alla Croazia, ecco le prime date confermate: 

  • 31 maggio 2025 – Valencia (Spagna), Ciudad de las Artes y las Ciencias 
  • 7 giugno 2025 – Menorca (Spagna) 
  • 13 giugno 2025 – Lahti (Finlandia), XXL Mössö Kesä 
  • 13 giugno 2025 – Helsinki (Finlandia), City Festival 
  • 14 giugno 2025 – Madrid (Spagna), IFEMA Feria de Madrid 
  • 20 giugno 2025 – Zagabria (Croazia), Arena Zagreb 
  • 5 luglio 2025 – Himos (Finlandia), Jysary Festival 
  • 23 agosto 2025 – Alicante (Spagna)

Immagini da Ufficio Stampa