Dopo l’esperienza a Sanremo Giovani con ‘Rockstar’, Alex Wyse torna con il singolo ‘Batticuore’ e si prepara ai prossimi eventi live. La nostra intervista.

Da Rockstar a Batticuore. A qualche mese dall’esperienza all’Ariston, Alex Wyse torna con un brano che suona a tutti gli effetti come figlio della traccia sanremese. Resta l’approccio personalissimo e riflessivo ma allo scavo interiore più cervellotico preferisce questa volta una giocosità ironica che sfiora i tratti cinici. Due facce della stessa medaglia, verrebbe da dire, il lato B di ciò che il giovane cantautore ci ha fatto ascoltare in riviera.

Così, con questa nuova traccia, Wyse ci regala la sua versione dell’estate in musica. Non quella del tormentone facile – che pure, per fortuna, sembra andare un po’ scemando – ma nel segno di una voglia di ballabilità coerente con il percorso intrapreso, tra rock e pop, che si apre al divertimento. Senza smettere di pensare e far pensare. A dimostrarci che un po’ di sostanza, anche se è estate, in fondo continuiamo a meritarcela.

Alex Wyse
Cover Batticuore da Ufficio Stampa

Con questo brano, l’artista accorcia le distanze verso il prossimo appuntamento live a Milano (24 maggio, Fabrique) a cui seguirà Roma (26 settembre, Atlantico). Nel mezzo, un’estate musicale che si apre l’1 agosto a San Giorgio Ionico (TA). E nel frattempo, il primo palco per Batticuore è oltreoceano, dove Alex Wyse è impegnato con i compagni di Sanremo Giovani nel world tour in Canada e Nord America.

Cinque le città toccate: Montreal (2 maggio), Toronto (4 maggio), Miami (6 maggio), New York (8 maggio) e Chicago (11 maggio). Incontriamo Alessandro proprio a pochi giorni dal volo che lo ha portato in Canada, per una chiacchierata sul post festival, sul nuovo singolo e sulla musica che verrà

L’intervista ad Alex Wyse

Ci ritroviamo a qualche settimana da Sanremo Giovani, come stai vivendo questa primavera e qual è il bilancio di quell’esperienza?
Io sono contento, al di là dell’allergia. È stato un percorso bello, lungo, ricco di emozioni. E ora sono pronto per questa estate, per il nuovo singolo e per tutto quello che sta arrivando. Tra poco parto per l’America per il tour con i ragazzi di Sanremo Giovani. Poi ci sarà il mio concerto al Fabrique il 24 maggio, il tour estivo, e a settembre un altro concerto all’Atlantico a Roma. Sarà un anno pieno di emozioni, sono felice.

Da Sanremo Giovani al world tour, si parte subito per l’estero.
Sì! È un’esperienza che non vedo l’ora di fare. Sicuramente metterò tante cose nel bagaglio, cercherò di vivermi ogni momento. L’America non è proprio dietro l’angolo, quindi sarà tutto nuovo. È bello anche condividere il palco con gli altri ragazzi di Sanremo Giovani perché condividere la musica è sempre una cosa bella.

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Hai segnato qualcosa in agenda che vuoi assolutamente fare o visitare, tempo permettendo?
Sì, mi è venuta voglia di andare in giro per vintage shop. Oltre a guardarmi attorno e godermi il paesaggio, mi piacerebbe trovare qualcosa da comprare, magari qualche vestito particolare. Sono già stato a New York due anni fa, nel periodo natalizio. Faceva un freddo assurdo, tipo -6 gradi, quindi dopo poco volevi tornare al caldo dell’hotel. Però ho un bel ricordo dell’America, so che ci saranno un sacco di cose da vedere e fare.

E sarà anche un’occasione per trarre ispirazione?
Sì, certo. Come dicevo, metterò tutto nel bagaglio: ricordi che magari usciranno nelle canzoni future.

Dal 2 maggio – giorno del live a Montreal – è disponibile il tuo nuovo singolo Batticuore che avrà quindi un palcoscenico importante.
Sì, sarà la mia prima data in cui canterò Batticuore. È bello farlo uscire mentre sono in un posto nuovo, che non ho mai visto. E mi affascina anche l’idea del fuso orario: in Italia sarà già uscito e io sarò lì, tipo: “Ma è uscita? Siete sicuri? Perché qua è un altro orario…”

Com’è nata la canzone? E che legame ha con Rockstar?
Come Rockstar, nasce guardandomi attorno. Il nostro 2025 è veloce: le cose iniziano in un secondo e finiscono in due. È tutto di fretta, anche l’amore. Batticuore nasce da una situazione che stavo vivendo in quel momento.

Alex Wyse
Foto di Ben Drame da Ufficio Stampa

C’è una punta di cinismo in questa canzone? O è più realismo?
Entrambi. Io scherzo molto così, quindi sì, mi appartiene. Ci sono tanti riferimenti anche alla società di oggi, come la parte sul podcast. Che è una cosa bellissima, eh! Io li ascolto. Però, come tutte le cose che funzionano, quando le fanno tutti iniziano a venir fuori anche le cose che funzionano meno. Non prendevo in giro il podcast in sé, ma il trend.

Questo tuo tipo di ironia, viene sempre capita o a volte ti senti incompreso?
Non sempre. A volte fai una battuta, ma se uno non la capisce, toglie tutto lo spirito. Però io spesso scherzo anche solo per divertirmi io. Quindi anche se l’altro non ride, io sto ridendo lo stesso.

C’è stata una frase da cui sei partito per scrivere Batticuore?
Sì, proprio la parola “batticuore”. Mi è venuta in un momento, e ho pensato: “Per fortuna era solo batticuore”. Non era amore vero. E tanti miei coetanei vivono situazioni così. Il brano nasce da lì.

Tipo “giuro che non è da me”?
Esatto. Frasi che suonano come una difesa, ma che riflettono anche una normalità di oggi. Non dico che una cosa sia più giusta di un’altra. Mi piacerebbe dire che l’amore non è per forza lento o per forza veloce. Ma che deve avere il suo momento. A volte ci innamoriamo di ciò che vorremmo l’altro fosse, senza pensare a noi. E allora è meglio che sia solo batticuore.

Un anno fa usciva Gocce di Limone, ora Batticuore. Che anno è stato?
Un anno pieno di cose diverse, che mi porterò dietro per sempre. Con Rockstar ho potuto esternare la mia libertà, anche nel vestiario, nella creatività. Ho iniziato a farmi i pantaloni da solo e ho capito quanto è bello fare quello che vuoi, anche se non ti compete.

In un tempo veloce come questo, direi che è qualcosa da difendere.
Sì. Come dico in Rockstar, la parte da difendere è quello che vogliamo noi. Prima di tutto. Io ho dovuto fare i conti con tanto giudizio attorno a me. Cercavo di farmi accettare. Poi ho capito che, una volta che mi sono accettato io in primis, non mi interessava più il resto. Mi interessa essere me stesso. E basta.

Quindi niente compromessi?
Non è una questione di compromessi, ma di capire cosa ti piace e andare in quella direzione. Se c’è un compromesso, è tipo: ho scritto una canzone oggi, la voglio far uscire subito, ma magari non ha senso. Allora la fai uscire tra una settimana. Quel tipo di compromesso, al massimo.

Dopo l’estero si torna in Italia con due date: Fabrique e Atlantico. Come sarà questo nuovo show?
Le date “nostre” sono la cosa più bella di tutto quello che faccio. Dopo tre anni torno al Fabrique con molte cose in più da dire. Prima ero più chiuso, nella mia comfort zone. Ora vedo anche fuori dalla finestra. E salto pure fuori. Mi piace pensare di poter trasmettere questo a chi si sente solo o introverso: c’è di più in noi, dobbiamo solo scoprirlo.

Sanremo ha cambiato la percezione del tuo pubblico?
Un po’ sì. Si è allargato. Ma il mio rapporto con chi mi segue è sempre lo stesso. Cerco di rimanere umano con tutti, a prescindere da quando hanno iniziato a seguirmi. Certo, ci sono persone che mi ricordo meglio perché ci conosciamo da più tempo. Ma vorrei essere amico di tutti.

C’è stato un episodio curioso durante il festival?
Sì! C’era una sorpresa che non sapevo di dover fare. Avevo finito le interviste, ero stanchissimo. Mi dicono: “Ora devi andare in mezzo alla strada e cantare.” E io: “Ah, perfetto, sono prontissimo…” (sorride, ndr). In realtà ero distrutto. Ma poi arrivi lì, la gente canta con te, e capisci che vale tutto. Però giuro che l’ho saputo cinque minuti prima!

In tutto questo manca ancora una cosa: un album o un EP.
Eh, chissà. Io lavoro sempre in funzione del mio corpo, di quello che sento. Sarebbe bello. Non ti so dire altro, però ho tante canzoni. Le scrivo ogni giorno. È la mia vita, alla fine. Mi piacerebbe far uscire un album.

Quando ti ho chiesto cosa ti manca, hai tentennato… cosa pensavi ti stessi per chiedere?
Pensavo mi chiedessi se mi piacerebbe tornare a Sanremo! Sarebbe bello anche quello. Io ci tornerei ogni cinque minuti. L’ho sempre guardato da casa, ci sono cresciuto. E viverlo è un’altra cosa. Ma intanto partiamo con i live.

Immagini da Ufficio Stampa