Sono passati venti anni da quando arrivò Mezzanine nei negozi di dischi di tutto il mondo. Finiva il Millennio, la sperimentazione della musica elettronica era così diffusa da essere quasi pop e finire in vetta alle classifiche. Era il 1998 e i Massive Attack con il loro Trip Hop di Mezzanine, erano un mix invincibile di groove, atmosfere cupe e malinconiche e suoni mai sentiti prima.

In piena estetica da fine secolo la band di Bristol (la città del Trip Hop), con Mezzanine arriva ad un disco inciso epico, capace di guardare a futuro con un’estetica mai vista. Venti anni dopo, i Massive Attack dovevano stupire ancora. Non bastava ristampare in vinile l’album, magari messo in un box speciale in edizione limitata e costosissimo. Non sarebbe bastato a tenere vivo il fascino del suono di quel disco. Così i Massive Attack hanno deciso di collaborare con il laboratorio ETH di Zurigo per codificarne i pezzi contenuti nell’album in circa 920.000 brevi catene di DNA. Questo significa poco per i non esperti di DNA, perchè la cosa è abbastanza difficile anche da immaginale e perchè, chiaramente è la prima volta che un intero disco di una band viene memorizzato in questo modo. La tecnologia necessaria per farlo è costosa e complessa ed è stata messa a punto proprio dal laboratorio di Zurigo, non sarà quindi possibile replicare facilmente l’operazione, ma resta il fascino che deriva dal sapere che l’album così codificato durerà in eterno, nel senso che le informazioni saranno conservate in catene di DNA, per sempre.

Ancora una volta i Massive Attack solleticano l’immaginario futuribile, come hanno fatto con la loro musica. Continuano a fare esperimenti che lanciano lo sguardo dei fan (e non solo) in avanti, verso un tempo che ancora non è arrivato, ma che la band di Bristol ha provato a sonorizzare e descrivere.