Giulia Mazzoni, Room 2401: ‘La declinazione materiale di un concetto spirituale’

Giulia Mazzoni, Room 2401: 'La declinazione materiale di un concetto spirituale'

È uscito il 21 ottobre il nuovo album di Giulia Mazzoni, Room 2401, il primo che vanta l’egida della Sony e che segue di tre anni il progetto d’esordio Giocando con i Bottoni. Una bella sfida per la giovane Giulia, che vanta una collaborazione speciale con il Maestro Nyman, autore – tra le altre cose – della colonna sonora del film Lezioni di Piano. Nato in una stanza in un grattacielo di Chicago, Room 2401 mette in mostra tutta l’anima della pianista, che si è spogliata delle proprie insicurezze per dar vita a composizioni classiche, contaminate dagli echi del pop. Ecco la nostra intervista. 


Ciao Giulia, partirei dal principio. L’album si chiama Room 2401, che immagino sia una stanza in parte figurata. Mi spieghi perché hai scelto questo titolo?
Il mio primo album, Giocando con i Bottoni, mi ha permesso di fare tante esperienze, tra cui viaggi, che mi hanno arricchito non solo a livello musicale, ma anche umano. Dopo la fine della promozione del disco, sono stata anche in Cina a suonare – perché l’album è uscito anche lì – e questi concerti mi hanno fatto conoscere una nuova cultura e un nuovo pubblico. Dopo ho continuato a viaggiare e questi viaggi in giro per il mondo sono stati per me motivo di grande arricchimento. L’America in particolare è stato un luogo importante per questo nuovo lavoro e proprio a Chicago è iniziata una nuova fase della mia vita musicale e probabilmente, prima di tutto, personale.

Come mai?
A Chicago ho preso consapevolezza e ho concepito il concetto del disco, nella stanza 2401, che è una stanza in cima ad un grattacielo. È una stanza fisica, ma per me ha un significato spirituale, perché lì ho ritrovato me stessa. In un certo senso ho ritrovato le mie sicurezze e ho deciso di scrivere un nuovo capitolo della mia vita. Più in generale, potremmo dire che la stanza 2401 è la declinazione materiale di un concetto spirituale. È il luogo in cui ognuno di noi si ritrova con tutte le sue ansie, le sue paure e le sue debolezze. Può essere in cima ad un grattacielo, come è successo a me, ma anche dentro di noi o in un altro luogo. Quindi, in questo album, racconto tutto quello che c’è nella mia stanza, in un periodo relativamente recente rispetto a Giocando con i Bottoni, che raccontava più il mio passato. In questo disco c’è invece la mia vita di oggi, con 12 tracce e 3 bonus track. È il 'mondo visto da Giulia 2.0'.

Come hai declinato questo tuo percorso umano in termini artistici? Immagino non sia stato semplice tradurre in note una maturazione ‘personale’…
No, non è stato facile, perché quando scrivi comunque ti metti a nudo e in un certo senso è come se ti psicanalizzassi. Il pianoforte diventa uno strumento attraverso cui sollevi il velo sulle tue paure, raccontando le ansie e le insicurezze. Immagina che, dopo il grande successo in Cina, è finito un periodo molto importante della mia vita e della mia carriera artistica legata al primo album, mentre cominciava per me una fase di grande incertezza, perché mi trovavo a dover riscrivere da zero un nuovo paragrafo. Immagina il mio viaggio di ritorno, da sola, su un aereo…

Un viaggio breve poi…
(Ride, ndr) Sì, ho avuto molto tempo per pensare. Non è stato semplice. Però sono tornata dai miei affetti e tra le mie cose, per cui ho iniziato anche ad acquisire una nuova consapevolezza e a concepire questo nuovo lavoro. In generale, però, non è stato facile.

Com’è stato lavorare col Maestro Michael Nyman?
Io e Michael ci conosciamo da tanti anni, siamo amici e per questo progetto ho trovato il coraggio di chiedergli finalmente di fare qualcosa insieme. Lui ha accettato, quindi ci siamo incontrati a Firenze, perché lui si trovava al Teatro Nuovo dell’Opera per un evento della Siae. Si è mostrato felice di suonare per me uno dei suoi brani. Abbiamo scelto The Departure, che è un pezzo della colonna sonora del film Gattaca del 1993. È stato bellissimo lavorare con lui, perché è la prima volta che Nyman scrive per un altro pianista e suona con un altro pianista. È stato un onore per me e spero di essere riuscita a realizzare l’idea che Michael aveva di questa parte del brano.

Leggevo su Facebook che, oltre all’album, c’è anche un EP rilasciato su Deezer. Come mai hai disseminato in giro i tuoi brani e in base a quali criteri?
I brani legati al progetto di Room 2401 li trovate nel disco. Avevo registrato però anche delle tracce extra, alle quali tenevo molto, come Space Oddity, Titanium di Sia e Blue, che è una mia composizione inedita. Li sentivo slegati da Room 2401 e più legati ad un altro capitolo. Per cui abbiamo realizzato per Deezer questo EP dal titolo Il mondo visto da Giulia, che poi è come se fosse un altro piccolo disco. In un certo senso ha qualcosa in comune con Room 2401, perché è un’altra stanza, che comunque mi racconta anche come musicista.

E tu come ti 'racconteresti' come musicista?
Sono una compositrice contemporanea, c’è tanta musica classica in quello che scrivo, ma anche echi del pop. Mi muovo liberamente tra diversi generi. Cerco di rappresentare quindi anche un mondo più 'leggero' e provo ad aprire la mia stanza a tutte le persone, senza discriminazioni. Mi piacerebbe che il pianoforte fosse per tutti.

In questo senso, noti delle differenze nel modo in cui ti accolgono qui e il modo in cui ti accolgono all’estero?
In realtà, trovo una grande apertura e una grande disponibilità anche in Italia. Sinceramente non ho pregiudizi. Forse nel resto del mondo vedo più una grande voglia di conoscere anche musiche diverse, una grande curiosità. Per dirti, in Cina c’erano tra il pubblico famiglie con bambini piccoli a teatro. Sarebbe bellissimo se questo avvenisse sempre. Vedere in prima fila ad un concerto di pianoforte bambini e ragazzi giovani, che poi vengono e ti chiedono consigli, per me è bellissimo. Mi piacerebbe che la musica fosse apprezzata da tutti, non dico la mia che – essendo originale, nel senso che è composta da me – può piacere e non piacere. È legittimo. Mi piacerebbe però che le persone ascoltassero i miei brani ad occhi chiusi.

Com’è andata invece la collaborazione con la Sony? Se non sbaglio, è il tuo primo album sotto questa etichetta…
Con la Sony è andata così: hanno ascoltato il mio precedente lavoro e soprattutto la Cina, in questo senso, è stata importante per me, perché mi ha permesso di essere arrivata a realizzare questo mio secondo disco con questa etichetta. La Sony si è interessata al mio lavoro, ha creduto e sta tuttora credendo in me, permettendomi di realizzare insieme al mio manager Riccardo Vitanza, presente anche nel primo disco, questo nuovo album. Sono qui oggi, quindi è una grande soddisfazione. È un punto di inizio però, devo fare sempre meglio. Grazie alla Sony questo progetto uscirà anche in Cina, Corea, Hong Kong e Giappone, per cui verrà condiviso con più persone possibili.

Quindi tornerai a suonare in Oriente?
Assolutamente, sicuramente faremo delle date lì. Prima ci sarà però un tour italiano.

Ti aspettano altri viaggi quindi…
Infatti! Vuol dire che scriverò ancora (ride, ndr). Il viaggio per questo disco ha avuto effetti benefici. Speriamo anche per il prossimo.