Serena Brancale torna all’Ariston con un brano unisce passato e presente per un viaggio tra musica, radici e cuore. Le dichiarazioni.
A dieci anni dal suo debutto sul palco dell’Ariston, Serena Brancale è pronta a tornare nella cornice più prestigiosa della musica italiana. L’artista è, infatti, in gara al Festival di Sanremo 2025 con il brano Anema e Core, un’intensa dichiarazione d’amore che unisce la forza della sua voce all’anima più autentica delle sue radici. “Negli ultimi anni sento di essermi messa sempre più a fuoco – racconta Brancale – E Anima e Core parla proprio di questo: dell’idea di vivere ogni esperienza, che sia il Festival di Sanremo, una storia d’amore o anche un’intervista, con la stessa intensità. Mettendoci sempre tutta me stessa”.
Se il cuore della sua musica batte al ritmo del soul e dell’R&B, la sua identità artistica è profondamente legata alle sue origini. Nel testo di Anema e Core, Serena unisce l’italiano al dialetto barese, che per lei è casa, calore, autenticità. “È un brano italiano con una parte in dialetto barese, quindi è profondamente pugliese e mi rappresenta totalmente”, spiega.
“Ho, però, voluto mantenere il titolo in dialetto napoletano perché è un’espressione che sento molto mia, che uso spesso quando parlo con la gente. Dire a qualcuno tu sei Anima e Core è qualcosa di profondamente napoletano, e per questo ho deciso di lasciarlo così. Ed è anche un omaggio a Pino Daniele – prosegue – il cantautore che mi ha ispirato e che mi ha insegnato a essere libera di scrivere nel mio dialetto”.
“Lui l’ha fatto con il napoletano, e io ho cercato di farlo con il barese. È un esercizio che porto avanti da anni, da quando ho lasciato la mia terra. In fondo, è curioso come spesso ci si renda conto della bellezza di qualcosa solo quando ci si allontana. A me è successo con la Puglia: appena sono andata via, ho iniziato a scrivere in dialetto barese. Proprio grazie a Pino Daniele ho capito che anche il mio dialetto poteva avere la stessa dignità di quello napoletano”, osserva ancora.
Per concludere: “Il dialetto, per me, rappresenta la verità. Quando scrivo una canzone, non parto dall’inglese, ma dal mio dialetto. Ecco perché, dopo dieci anni, ci tenevo a tornare a Sanremo con un brano che mi rappresentasse davvero. Anema e Core è una scelta di cuore, un modo per raccontare chi sono”. E le radici ben piantate si confermano anche nella serata delle cover, per la quale Brancale ha voluto con sé la conterranea Alessandra Amoroso. Insieme canteranno If I Ain’t Got You di Alicia Keys.
“Quando scegli una cover, devi trovare un brano che ti rappresenti e metta in evidenza alcuni lati di te. Anema e Core esprime leggerezza, libertà, folclore, e ha anche un’anima un po’ gitana. If I Ain’t Got You, invece, è puro soul, ha quell’anima gospel che Alessandra Amoroso porta naturalmente nella sua voce. Tra l’altro, è proprio con questa canzone che Alessandra ha fatto il provino per entrare ad Amici: un brano che segna l’inizio del suo percorso artistico. È stato perfetto per noi, perché quando abbiamo scelto il pezzo non ci conoscevamo ancora di persona. Condividerlo è stato un modo per entrare subito in sintonia, e poi è una collaborazione tutta made in Puglia”.
“Quando l’ho contattata – ricorda – ha accettato subito. È stata incredibilmente generosa, mi ha detto: ‘Voglio aiutarti, voglio che tu canti più di me, è il tuo momento. Io ci sono, faccio parte della Puglia come te e ti do man forte, ma devi brillare tu’. Non è da tutti avere questa sensibilità e questa disponibilità. È bastata una telefonata”.
Oltre il jazz
“Che aspettative ho? In realtà, più che aspettative, ho un desiderio – confessa Serena – mi piacerebbe che la gente mi vedesse attraverso Anema e Core, che è un brano felice. Quando mi chiedi cosa mi auguro, ti rispondo che vorrei che il pubblico mi vedesse per quella che sono oggi. Se prima ero conosciuta come ‘Serena, la cantante jazz’, oggi voglio portare un concetto diverso: il jazz può diventare world music. La musica non deve essere solo un genere: posso essermi laureata in canto jazz e poi fare un brano di salsa, o magari domani sperimentare con il folk e cantare la pizzica”.
“L’idea di ingabbiare un artista in un solo genere mi ha sempre lasciato un po’ perplessa, perché la bellezza della musica sta proprio nella libertà di espressione. Penso, per esempio, a Jovanotti: lui è eterno, è libero, non appartiene a un unico genere. Ecco, se chiudo gli occhi e immagino il futuro, mi auguro che questo Sanremo possa essere l’inizio di una visione più ampia. Non significa sono cambiata, sono semplicemente cresciuta e ho messo meglio a fuoco chi sono, cosa voglio fare e cosa voglio raccontare di me. Prima nascondevo una parte della mia personalità: quella più autoironica, pop, solare, quella legata al ballo e al divertimento. Facevo emergere solo un lato di me. Ora ho più consapevolezza e vedo le cose con maggiore lucidità”.
Foto di Alessandro Rabboni da Ufficio Stampa