Punkreas, i «corsi e ricorsi storici» di ‘Electric Déjà-vu’: «Tutto già visto»

Il 31 marzo esce Electric Déjà-vu, il nuovo album dei Punkreas che abbandonano il mood acustico di Funny Goes Acoustic del 2021, mantenendo tuttavia l’approccio creativo del precedente lavoro. «Electric Déjà-vu doveva uscire alla fine del 2020. Poi è arrivata la pandemia e abbiamo dovuto ritardare tutto. – ci dice Noyse – Anche perché non possiamo contare sui canali mainstream per la promozione, ma solo sui live». I Punkreas non sono stati però con le mani in mano: nel 2022 hanno celebrato trent’anni di carriera con il tour XXX e… Qualcosa e, nel 2021, hanno appunto rilasciato un album acustico. Anche per questo motivo, le tracce di Electric Déjà-vu, per la prima volta, hanno avuto «una gestazione lunga».

«Alcuni brani li avevamo già scritti e li abbiamo rivisitati. – ci dice Noyse – Altri li abbiamo scritti da zero, perché noi cantiamo sempre l’attualità. Ci siamo accorti che prima c’era la pandemia e ora la crisi economica, ma in fondo certe dinamiche sono sempre uguali. Le situazioni tornano, come i corsi e ricorsi storici. Viviamo in un déjà-vu eterno e ci sembra di aver già visto tutto. È una situazione che lascia anche scoramento».

Electric Dèja-vu e la rivoluzione digitale

Selezionando i brani per la tracklist, i Punkreas si sono quindi resi conto di avere tra le mani un concept album, che ruotava proprio intorno al tema dei ricorsi storici. «Anche se poi non tutto torna sempre – precisa Noyse – le dinamiche sono uguali, ma gli strumenti cambiano. L’evoluzione spesso ci regala innovazioni che restano per sempre, come la rivoluzione industriale. A volte sono positive, ma qualcuno lascia sempre sul campo dei pezzi». È il caso della rivoluzione digitale, il cui «impatto fortissimo» viene raccontato dalla band in Tempi Distorti. «Cantiamo del fatto che i negozi di dischi non esistono più. – ci spiega Paolo – È un simbolo dei tempi che cambiano per sempre. Così come i social, che hanno avvicinato le persone lontane e allontanato quelle vicine. Ora c’è meno capacità di aggregazione».

Non solo i testi rappresentano lo specchio di questo periodo storico dei Punkreas. Anche le sonorità hanno subito un processo di evoluzione grazie al lavoro di Roberto Rhobbo Bovolenta, già produttore di Funny Goes Acoustic. «C’entra la pandemia perché senza il lockdown non avremmo mai realizzato forse un disco acustico. – racconta Noyse – Invece siamo molto contenti di quel lavoro fatto con Roberto, che è cintura nera di strumentazione acustica. Ci siamo trovati benissimo, lui riesce a entrare nella nostra musica in punta di piedi. Spesso è lui che ci dice che un brano non è abbastanza Punkreas». Electric Déja-vu, invece, è stato registrato al contrario «come facevano i Beatles». La band è partita dai testi e ha poi creato il tappeto sonoro dei brani. «In questo modo abbiamo messo il racconto al centro e costruito il resto intorno. Roberto è riuscito a preservare l’entità Punkreas originaria unendola all’ingenuità dei primi lavori».

Un lavoro, appunto, a ritroso che «ogni tanto ci ha spiazzato». «Soprattutto nell’ascolto perché fino alla fine non capivamo. – precisa Noyse – Solo Bovolenta lo capiva. Ma alla fine siamo contentissimi, anche del mixaggio».

Il tempo che passa e le nuove generazioni

Come precisato da Noyse, c’è un po’ di scoramento in Electric Déjà-vu: «Da un lato il tempo passa anche per noi e lascia la sensazione di avere meno tempo davanti. – spiega – Dall’altro è chiaro che la situazione non migliora, anzi. Ogni tanto sì, ci prende lo scoramento ma con la musica ce la suoniamo e ce la cantiamo. E ne usciamo con un nuovo stimolo vitale. In fondo in questo album c’è anche un po’ di ottimismo come in Battaglia Persa. Speriamo sempre che succeda qualcosa di positivo e che questo album un po’ faccia il suo».

E poi, in fondo, ci sono sempre i live. «Un’istituzione» per tutti i fan dei Punkreas. «Succede questo piccolo miracolo di vedere ai nostri concerti gente di ogni età – conclude Noyse – non saprei dirti come mai, ma ovviamente siamo contenti».

Foto: Riccardo Spina