Aiello, ‘Romantico’ come atto di coraggio: «Mi sono perdonato e ho ritrovato una preziosa leggerezza»

Il ritorno discografico di Aiello è nel segno di ‘Romantico’, nuovo album disponibile da venerdì 26 maggio per Columbia Records/Sony Music a due anni dal precedente ‘Meridionale’ e a sei dal debutto con ‘Ex voto’. Nelle undici tracce – tra le quali il singolo per l’estate ‘Mi piace molto’ –, un quadro di sentimenti dipinto con la passione di chi si riconosce come ‘capò ultras dei romantici’. L’amore, tra petali e spine, raccontato con franchezza, energia, poesia e carnalità. Ce lo racconta lo stesso Aiello.

Cover album da Ufficio Stampa HELP

Il 2017 è stato l’anno ‘Ex voto’, nel 2021 è arrivato ‘Meridionale’ e ora è il momento di ‘Romantico’: intanto mi confermi una predilezione per titoli molto compatti e sintetici ma estremamente evocativi.
Sì, ti dico, è tutto molto naturale però sicuramente mi piace l’idea di dare ogni volta, in qualche modo, un manifesto del mio momento, della mia visione e anche della mia vita. ‘Romantico’ rappresenta veramente per me una ritrovata e preziosa leggerezza ma anche entusiasmo che devo dire per un certo lasso di tempo mi era mancato. Nell’ultimo anno e mezzo, dopo Sanremo che è stata un’esperienza molto intensa, ho scelto di prendermi un po’ di tempo per me. Per curare alcune ferite, per affrontare alcuni mostri che rimandavo e per asciugare quanto più possibile ogni ansia da prestazione. Ero ossessionato dall’idea di dover dimostrare di meritarmi le cose, cercavo di avere il consenso e la pesantezza dell’approccio ad alcune cose mi stava facendo perdere il gusto di farle.

Come sei riuscito a rifocalizzarti su te stesso e sulla musica?
Ho colto l’occasione per fare un certo tipo di percorso andando in analisi da una psicologa. Quindi da un anno e mezzo ho un angelo che praticamente mi ha insegnato a respirare, ad affrontare le cosa e a parlarne. Due cose ho imparato, a respirare e ad affrontare alcune tematiche senza cacciare più la polvere sotto il tappeto. Il tappeto lo tiri fuori e lo sbatti, poi lo rimetti ad arredare casa.

Devo dire che ho asciugato anche una serie di sensi di colpa che non mi ero perdonato, un po’ di rabbia. Nel mentre, nasceva questo disco che mi sembrava perfetto, così aderente al mio percorso e così autentico che quando l’ho ascoltato nell’insieme è stata proprio una presa bene totale. C’è il pezzo che ti fa piangere e quello che ti fa ballare, lo trovo diretto fresco e leggero, alla Calvino. Non mi sono risparmiato né nella scrittura né nella cura del suono e mi auguro che anche chi lo ascolterà saprà apprezzarlo. Lo trovo più diretto e ne sono molto orgoglioso.

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In effetti, in ‘Romantico’ ti trovo estremamente a fuoco.
Se guardo indietro e ripenso all’Antonio di ‘Meridionale’, che è un disco a cui sono molto legato e che mi piace molto, lo guardo con tenerezza. Vedo che aveva l’ansia di convincervi che fossi bravo, che c’erano la voce e la musica, che questo posto se l’è sudato e se lo merita. Questa roba, secondo me, rischiava di arrivare all’ascolto e arrivava a me per primo. Per quanto ami quell’album, diciamo che le preoccupazioni non me l’hanno fatto godere. Invece, ‘Romantico’ lo trovo più diretto e più fresco; senza stravolgere il mio modo di cantare né di scrivere, ho trovato la mia messa a fuoco, come dici tu. Del resto, siamo tutti materia in evoluzione. Per fortuna, è andato in crescita verso la luce, verso la meta giusta. Io ho seguito semplicemente l’onda del mio percorso.

È vero che non si giudica un libro, in questo caso un disco, dalla copertina, ma abbinare la tua immagine trafitta a un progetto dal titolo ‘Romantico’ racconta molto. Come mai questa scelta a supporto della narrazione musicale?
Non appena finisco di scrivere le canzoni, inizio subito a pensare di raccontarle per immagini e ci tengo tantissimo. Non è solo una questione, amo proprio le immagini e amo raccontare attraverso le immagini. Mi sembrava giustissimo rappresentare un Cupido alla mia maniera. I fan mi scrivono spesso che sono il Cupido della loro storia d’amore e mi chiamano il ‘capo ultras dei romantici’, , e allora eccola lì. Quindi, un po’ di cose me le hanno suggerite loro a partire dal titolo e anche l’immaginario.

Foto da Ufficio Stampa HELP

Personalmente, poi, come ho detto anche sul palco del Primo Maggio Roma, sono convinto che essere romantici di questi tempi è un atto di coraggio e di godimento, altro che debolezza. Quindi, volevo raccontare un Cupido che non fa solo il figo a scoccare le frecce per colpire gli altri ma che le ha subite anche lui, nel bene e nel male. Le ferite non le nascondo anzi te le racconto tutte.

Per le produzioni, oltre alla conferma di BRAIL, ci sono delle new entry: che direzione avete voluto dare a questo lavoro anche sul piano musicale?
Sono state due esperienze molto belle. Una è stata con il Sine, produttore che viene da una scena più urban apparentemente più scura e più dura.  Al di là del suo talento, ha una grande umanità e ha prodotto sia Romantico che Specchi. Sono convinto che ci ripeteremo la collaborazione. L’altro è Simonetta Davide, produttore forse numero uno in questo momento e che è super contemporaneo ma con un approccio vecchia scuola. È molto autentico, molto umano, di sentimento ed è stato bellissimo lavorare con lui. Vedere anche l’entusiasmo nel lavorare con me mi ha fatto sentire a casa e ben accolto. Anche con lui sono certo che ci ritroveremo.

E ci sono anche due voci femminili che ti hanno accompagnato, quella di Gaia e quella di Alessandra Amoroso. Perché hai pensato proprio a loro? Tra l’altro dai social con Alessandra hai registrato insieme in studio e non a distanza, è stato così anche con Gaia?
Amo le collaborazioni, ma soprattutto mi piacciono se nascono in maniera più autentica possibile perché la musica e tavolino non mi garba molto. Deve esserci il cuore dentro. Con Gaia abbiamo registrato in studio No non ti vado via brano per il quale con BRAIL sentivamo il bisogno di una voce femminile. È l’unico pezzo urban latin e volevo una voce che fosse leggera proprio come quella di Gaia che mi fa pensare al mare e alle nuvole. Abbiamo un buon rapporto e una bella amicizia, così le ho scritto e lei subito si è presa benissimo: ha scritto le sue barre e abbiamo registrato e il pezzo è venuto una bomba!

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Poi c’è Ale, con la quale c’è un rapporto particolare, speciale. Ha una vocalità straordinaria appena lei apre bocca e canta, a me viene un cazzotto emotivo allo stomaco incredibile. Eravamo a casa ad ascoltare le demo del mio disco, mesi fa, seduti a terra e a un certo punto arriva P.A.N.C. (Prova a non chiamarmi), mi giro e lei era in lacrime. Mi ha chiesto di provinarla e così abbiamo fatto. Ne è nato questo figlio bellissimo.

Ci sono diversi passaggi che ricordano, anche per attitudine, alcuni grandi nomi del cantautorato italiano. C’è un po’ Rino Gaetano in Mi piace molto c’è l’omaggio alle code vendittiane nella titletrack, citi Battisti. Quanto la tradizione cantautorale ha fatto parte e fa parte dei tuoi ascolti? E qual è l’insegnamento più grande che ne hai tratto e magari vorresti riportare nel tuo approccio musicale contaminato?

Sono felice che tu abbia colto questi riferimenti, a partire da quello per Venditti. È un omaggio che abbiamo avuto in mente di fare alle sue strumentali anni ’90 . In generale, poi, il cantautorato italiano è stato per me una grande fonte d’ispirazione e i miei tre miti sono Dalla, Gaetano e Battisti. Per me sono una fonte continua d’ispirazione, anche se ho ascoltato le loro canzoni cento volte le riascolto oggi e mi danno una nuova linfa. Battisti che mescolava generi diversi, Dalla che aveva un modo di fare poesia e di cantare unico, Gaetano con la sua penna con quel modo di cantare popolare e coraggioso, vista la serie di critiche e di batoste che si è preso.

Foto di Lluis Camps da Ufficio Stampa HELP

In particolare, in ‘Romantico, c’è il pezzo estivo Mi piace molto in cui dico, simpaticamente, che volevo fare incontrare Lenny Kravitz e Rino Gaetano. C’è questa chitarra con questo basso molto erotico e sensuale nelle strofe e poi c’è il ritornello con la fisarmonica veramente pop che mi rievoca un retrogusto alla Rino Gaetano. Io ho questi omaggi con grande amore e con grande devozione.

Chiudi il disco con un brano piano e voce, Libero, in cui dici se scrivo poi qualcosa resta / la mia guerra forse non è persa. Ti chiedo: se dai tuoi tre album doversi scegliere una traccia per ciascuno da mettere in una capsula del tempo e conservare per il futuro, quali sceglieresti e perché?

Uh, difficile trovarne solo una! Ovviamente non posso non citare Arsenico perché è la canzone che mi ha aperto le porte del Paradiso. E sicuramente Vienimi a ballare che ha fatto capire che sono capace anche di far ballare e mi ha dato l’opportunità di raccontare le mie origini meridionali in una maniera tutta mia. Di questo album ti direi, Libero perché me l’hai appena citato: è un pezzo in cui, con grande onestà, mi sono definito un uomo libero solo al pianoforte che è la verità. In questi versi riesco a far cadere tutte le barriere, tutte i miei filtri e le sovrastrutture.

Locandina da Ufficio Stampa HELP

Che scelta difficile, come potrei lasciare fuori Il cielo di Roma, C’è un tempo, Che canzone siamo… La stessa Ora, che è stata faticosa ma poi ha vinto perché nei live è quella che urlano più di tutte e questa cosa mi fa volare. Anche per questo disco, scegliere solo una traccia mi crea difficoltà perché non mi era mai successo di non sapere da quale pezzo cominciare ad ascoltare la tracklist quando sono a casa! Tutte le canzoni mi prendono bene e tutte mi danno una motivazione sufficiente per premere play.

Hai parlato di live e intanto sono in arrivo due instore, poi il tour estivo e in autunno i club: come stai pensando gli show?

Per questioni tempistiche siamo arrivati tardi con l’annuncio delle date estive quindi ho voluto farne poche solo per riscaldare i motori e concentrarmi sul tour autunnale. Sarà pieno di date nei vari club e per me, stare sul palco, è l’unico momento in cui veramente facciamo l’amore. Ai concerti, chiedo e pretendo massima libertà sotto tutti i punti di vista: il club è un luogo di libertà dove tutti devono sentirsi liberi di piangere, sfogarsi, ballare, sudare, baciarsi, abbracciarsi.

E mi piace vederlo fare in platea. Nel mio primo tour, ricordo bene di aver visto una ragazza che mi piangeva in faccia e mi sono commosso pure io. Io guardo molto le facce delle persone, le cerco occhio per occhio. E questa è una è una magia che solo questo mestiere ti regala, quindi non vedo l’ora di partire. E già da quest’estate capirete che tipo di fuego e di sentimento porterò live.

Foto da Ufficio Stampa HELP