La città che muore è uno dei borghi medievali meglio conservati d’Italia: entrando a Civita si lasciano alle spalle smog, macchine e modernità

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A metà strada tra Orvieto e il lago di Bolsena, incastonata fra i calanchi della Tuscia e separata dal mondo e dalla vita da un viadotto pedonale di 200 metri, c’è Civita di Bagnoregio, cittadina simbolo di resilienza e luogo surreale e malinconico per eccellenza, mèta di artisti e turisti da tutto il mondo.

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Civita di Bagnoregio se ne sta appollaiata su una collina che dal XVI secolo ha iniziato a sprofondare, ma che oggi, nel 2021, è ancora lì: le sue case, in gran parte deserte perchè gli abitanti della città sono solo 11, sono arroccate sui calanchi argillosi che si sono formati spontaneamente. In città si entra solo a piedi, lasciandosi alle spalle non solo la macchina, ma anche la modernità.

La cittadina di Civita è stata candidata quest’anno nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, grazie al suo “paesaggio culturale di straordinaria rilevanza”: merita di entrarne a far parte perchè è un gioiellino medievale, un borgo meravigliosamente conservato che fin dalla sua nascita ha dimostrato una resilienza fuori dal comune. I suoi “piedi di argilla” gli hanno sempre creato non poche difficoltà, principalmente a causa dei due torrentelli che vi scorrono sotto erodendoli costantemente, aiutati da vento e pioggia. Un’opera incessante, che ha finito per isolare la città dal resto del mondo e che le ha fatto guadagnare l’appellativo di “città che muore”, datogli proprio da un suo figlio, lo scrittore Bonaventura Tecchi.

A Civita, come dicevamo, si entra solo a piedi e pagando un pedaggio, che serve ad aiutare l’amministrazione comunale a sostentarsi: i pochi abitanti della città vivono praticamente solo di turismo. Una città senza macchine e senza smog, che sembra rimasta veramente ferma nel tempo, ricca di bellezze storiche e di tradizioni millenarie: si inizia ad alzare gli occhi meravigliati già all’ingresso in città, sotto la Porta di Santa Maria, attribuita al Vignola e composta da due bassorilievi con un leone che tiene un uomo fra gli artigli, ricordo eterno della rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.

La piazza principale della città è dominata dalla Chiesa di San Donato, che custodisce al suo interno una reliquia che si dice essere miracolosa: un crocifisso ligneo del Quattrocento, che secondo la tradizione popolare nel 1449 avrebbe parlato con una fedele, rassicurandola sull’imminente fine della pestilenza che stava massacrando il territorio circostante.

Se capitate dalle parti di Civita di Bagnoregio a Pasqua, non potete non assistere alla suggestiva processione del Cristo morto, che vede il crocefisso portato a spalle fino alla città di Bagnoregio lungo il ponte: entro mezzanotte deve però tassativamente tornare indietro a Civita, altrimenti la città perderà la sua proprietà.

Se invece vi trovate vicino Viterbo per le feste di Natale, non perdetevi la visita al Presepe vivente di Civita di Bagnoregio, che mette in scena, come in uno spettacolo teatrale, le vicissitudini di Maria e Giuseppe lungo le vie del borgo.

A giugno e settembre Civita di Bagnoregio offre a cittadini e turisti lo spettacolo del Palio della Tonna: le contrade della città, in pieno stile medievale, si sfidano a dorso di un asino, sostenute dal tifo degli abitanti.

La città che muore è ancora più viva che mai e attende di essere difesa e sostenuta anche dall’Unesco: è una tappa irrinunciabile -e indimenticabile- di una gita nei territori della Tuscia.

La webcam di Civita di Bagnoregio

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