This is the End, (Cose che finiscono nel 2016), Siamo alla fine di quello che è stato proclamato come il WORST.YEAR.EVER, l'anno più brutto di sempre. O almeno lo è stato per quel che molti di noi possono ricordare.

Anno singolare questo 2016, bisesto per certo nella lunghezza e per alcuni tratti anche nell’espletare la sua funesta tradizione.

E’ comune lamento e non senza torto, come questo anno sia stato una sorta di miserabile e spettacolare declino, dove oltre al danno abbiamo subito la beffa: tutte le buone celebrity sono morte e i cattivi sono diventati Presidente.

Per non parlare della Syria, Orlando, Nizza, Bruxelles, Rouen, Berlino, Dacca (tra le altre), a ferire nel cuore le culture libere e democratiche per tentare di soggiogarci al regime del terrore.

Ed in tanti, non sono propriamente deliziati dai risultati delle Presidenziali negli States o dal referendum in Gran Bretagna.

Guardando indietro, molti dei nostri predecessori avrebbero potuto mettersi in shortlist sulla classifica del peggior anno, partendo già da Adamo ed Eva, i quali sicuramente non esiterebbero a dichiarare che il loro non sia stato uno dei più semplici da gestire, dopo aver fatto fagotto ed essere stati cacciati dal Paradiso terrestre, come in un Reality Show ante litteram.

Oppure tornando a 75,000 anni fa quando l’idillio pornoludico di alcuni nostri antenati, è stato duramente interrotto dalla super eruzione – e ho detto eruzione, di Sumatra.

Certo è, che anche a Roma con l’arrivo dei Visigoti non è stato tutto rosa e fiori, per non dimenticarci poi della calata dei Vandali. Qualche storico nel suo delirio di revisionismo ha pure avuto il coraggio di attestare che non dev’essere stato così duro come sembrava, ma sicuramente questo dipende dalla tolleranza che ognuno di noi ha riguardo gli stupri di massa e i saccheggi.

Un revisionismo simile, è stato applicato anche ai Vichinghi, a cui oggi si riconoscono caratteristiche di negoziazione e mediazione che fanno un baffo alla nostra intelligence (seppur relativamente a questo, non ci voglia poi un gran che).

E sicuramente ci sarà stata un ambivalenza anche nel 1200, quando i vicini di casa magari durante una buona tazza di tea, disquisivano sull’arrivo di quel mongolo chiamato Gengis Khan.

La verità è, che ogni epoca trova delle ragioni per credere che i bei tempi siano andati e che tutto ciò che rimane va in malore, come dichiarava nel suo lamento contro Catililina anche il buon Cicerone nel 63 AC con “O tempora, o mores”. Cercando di non generalizzare, questo malcontento è da Cicero in su che lo esterniamo puntando il dito su quello che i Tempi ed i Costumi ci propinano e “costringono” ad assistere.

I tempi migliori, ed i tempi peggiori, portano appunto il peso sulla bilancia a seconda della parte cui apparteniamo. Consideriamo ad esempio il 1776, 1865, 1918, 1945 e naturalmente il 1492. E non dimentichiamo anche i brutti anni per i poveri Inglesi sotto Oliver Cromwell: lunghi sermoni, poco divertimento, addirittura si provò ad abolire il Natale.

Quest’anno il Natale come al solito c'è stato e così via per tutte le altre festività, intervallate però dallo scioccante numero di decessi di icone che da David Bowie e Prince a Leonard Cohen e Muhammad Ali, George Michael e Carrie Fisher ci hanno travolto in una sorta di stupore da necrologio.

Il perché di tanto cordoglio è semplice: molti di loro sono stati veicoli culturali importantissimi nel XX sec. in un modo che sarà impossibile riproporre in questo XXI°.

Grazie alla proliferazione dei media, è difficile per chiunque attivare lo stesso tipo di appeal culturale globale o influenzare il nostro immaginario come Bowie o Fisher sono riusciti a fare.

Non è solo quindi un lutto per la perdita dei nostri amati “idoli”, ma anche la fine degli ultimi link con il mondo come lo conoscevamo. E anche se questa metamorfosi tecnologica è in atto da circa un decennio, è nel 2016 che abbiamo iniziato a confrontarci con la sua vera ramificazione.

Non c’è nessun dubbio riguardo come l’utilizzo ormai sistematico degli smartphone abbia cambiato il modo di comunicare ed interagire gli uni con gli altri in tutto il mondo. E di creare notizia e disinformazione al contempo. Vittime della nostra stessa arma.

Il cambiamento della tecnologia, unita alle precarie condizioni economiche partite dalla grande recessione del 2008 con la bancarotta dell’economia tradizionale, intellettuale e delle autorità politiche, ci hanno fatto approdare in una condizione di anarchia epistemica.

Ma uno dei risultati peggiori che ci da la misura di dove siamo arrivati con il 2016, è in ciò che ci circonda: tutte le barriere ecologiche sono state infrante quest’anno. Non solo è stato l’anno più caldo mai registrato nella storia, ma il pianeta ha anche superato la soglia di 400 parti per milione di diossido di carbonio nell’atmosfera, per la prima volta in milioni di anni. E forse ancora più allarmante è la situazione nell’Artico, con un aumento della temperatura tra i 20 ed i 30 gradi celsius, che ha portato a perdere 19,000 metri quadrati di ghiaccio in soli cinque giorni a Novembre.  

Questo è un processo ben precedente al 2016 , ma è ora che abbiamo toccato il punto infausto da porre come pietra miliare.

E non possiamo fingere di non sapere che d’ora in poi, vivremo in un pianeta diverso da quello che le generazioni precedenti di esseri umani hanno abitato.

Se il 2016 è da considerare come un anello di svolta, significa che è anche arrivato il momento per dare spazio a qualcosa di nuovo.

La fame per un futuro diverso, in qualche modo migliore, non caratterizzato dall’appiattimento di  questo sbiadito e tecnologico presente, dovrebbe essere la leva per un nuovo senso di libertà.

L’orologio ticchetta, e ci impone di non rimanere fermi come insetti che simulano la morte.

Consideriamo il 2016 come un calcio in culo del destino e guardiamo avanti mettendoci “come direbbe mio Padre” con le spalle a paratia.

Mandate giù i vostri bicchieri di brindisi e affrontate la soglia di questa fine dell’anno del Signore, con un bel “chi se ne fotte” nel cuore.

Il futuro è qui, ed è pronto ad essere acchiappato. Se non lo facciamo noi, Qualcun altro per certo lo farà.