Presenza fissa al Trapani Film Festival 2025, il musicista e compositore Roberto Procaccini accompagna ciascuno degli appuntamenti dei De Core Podcast, punteggiando con la musica le interviste on stage. Dal diploma al Berklee College of Music (pianista e tastierista) alle collaborazioni con registi quali Arnoldo Foà, Massimiliano Bruno e Sergio Rubini, ‘Lobbe’ rappresenta a pieno i linguaggi della rassegna, che si muove tra cinema e musica.
Come sta andando con i ragazzi del De Core Podcast?
Molto bene, abbiamo chiacchierato parecchio, ci stiamo conoscendo e stiamo cercando il modo di arricchirci a vicenda. Non è la prima volta che improvviso sul palco, ma è la prima volta che lo faccio con persone conosciute il giorno stesso. Prima della musica e dell’interazione c’è bisogno di conoscere un po’ le storie di chi hai accanto.
Cinema, musica e intrattenimento sono gli ingredienti di questo festival, cosa pensi di questa formula?
È un’operazione apparentemente facile, ma in realtà molto complicata, soprattutto in un momento delicato per il cinema in generale, non solo quello italiano. Continuare a promuoverlo, ribadire che enorme forma d’arte sia e quante componenti artistiche convivano in questa singola parola è importantissimo. Non è facile organizzare un festival che riesca a raccontare tutte le forme d’arte che vi sono racchiuse: recitazione, regia, musica, montaggio… Quindi un grande plauso va agli organizzatori che ce l’hanno messa tutta e ci hanno messi nelle condizioni migliori per dare il nostro piccolo contributo per celebrare il cinema.
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Qual è, secondo te, oggi la sfida più grande per chi si occupa di colonne sonore?
Direi non solo le colonne sonore, ma la musica in generale – e l’arte tutta: l’intelligenza artificiale. Sta entrando nelle nostre vite e sta rivoluzionando anche gli aspetti artistici. Io stesso, come musicista, devo ancora capire se sarà un alleato su cui contare per arricchire la mia conoscenza e la mia proposta oppure una bestia feroce da temere. È ancora presto, se ne discute tanto anche con colleghi e amici, ma è senza dubbio l’argomento del momento.
Quel certo, per, è quello che fai qui su questo palco, l’intelligenza artificiale non potrebbe farlo. Almeno ad oggi…
Assolutamente no. Non può farlo perché qui tutto si basa sull’improvvisazione, sulla bellezza dello stare insieme. L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire l’interazione che si crea sul palco, fatta di occhiate, battute, discorsi che prendono una piega inaspettata. Con i ragazzi di De Core succede proprio questo: a volte buttiamo tutto in caciara, altre volte allarghiamo il cuore. Ma succede lì per lì, dal vivo. Mi dispiace, cara AI: qui non ci puoi fregare.
Immagine in copertina di Simone Cecchetti