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Il Messaggero

La porta Alchemica di Roma

A Roma nei giardini di Piazza Vittorio, si trova la Porta Alchemica ed è tutto ciò che resta della Villa Palombara del Marchese di Pietraforte. Era una delle 5 porte di accesso all’edificio e secondo la leggenda, un uomo vi sparì passandoci. Dietro di sé lasciò un pagliuzza d’oro e formule alchemiche.

È nota anche con il nome di Porta Magica, Porta Ermetica o Porta dei Cieli ed è stata edificata nella seconda metà del 1600 da Massimiliano Savelli Palombara (il Marchese di Pietraforte). Era un grande appassionato di alchimia, passione nata, con tutta probabilità, alla corte romana della Regina Caterina di Svezia. Istruita da Cartesio era una cultrice di scienza e alchimia e aveva nella sua residenza a Roma un laboratorio.

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La Porta Alchemica: la leggenda

Secondo la leggenda un pellegrino misterioso fu ospitato per un giorno dal Marchese nella sua villa. In quell’unica notte trascorsa presso la dimora, il pellegrino stette tutto il tempo nel giardino cercando un’erba che si narrava essere capace di produrre oro. Al mattino seguente, il pellegrino fu visto sparire attraverso la porta lasciando alle sue spalle alcune pagliuzze d’oro e un carteggio con simboli magici ed enigmi che si racconta celassero il segreto della pietra filosofale. Il marchese cercò di decifrare quei simboli e alla fine, non riuscendoci, decise di farli incidere sulle porte e sui muri della casa, nella speranza che qualcuno un giorno li potesse decifrare.

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La storia è un po' meno 'magica'

In verità a fare quei segni furono il Marchese e l’alchimista Giuseppe Francesco Borri. Quest’ultimo accusato di eresia e veneficio dalla Santa Inquisizione, si diede alla fuga vivendo in diverse parti d’Europa esercitando la professione medica. Venne poi arrestato e rinchiuso a Castel Sant’Angelo. Quando poi gli venne concesso il regime di semi libertà, trovò ospitalità dall’amico Palombara. Insieme fecero lo incisioni tra il 1678 e 1680.

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