La pubblicità che fa indignare il web: cosa c'è sul sito?

Scorrendo i commenti sembra che ogni utente abbia trovato qualcosa di diverso e disturbante in questa affissione, e così leggiamo: “Una grave istigazione alle condotte alimentari disfunzionali, come spesso accade”. 

Qualcuno afferma: “Io ci vedo un management (maschile) che ritiene necessario confermare lo status quo, anche e non solo per confermare il proprio modo di essere (e di fare carriera e famiglia…)”.

C’è chi è andato a leggere tutte le storie sul sito e avverte gli altri utenti: “Nel sito ci sono altre storie. Le donne sono 4 su 12. Il lavoro e lo studio sono citati “en passant”; shopping – moda o spesa – sono appannaggio solo esclusivamente loro.”

In questo momento il sito di grandipiccolestorie #instazione non è accessibile; noi siamo riusciti ad entrare utilizzando la funzione “copia cache” su google e abbiamo verificato ciò che è stato denunciato dagli utenti su Twitter.

In effetti su 12 storie, 8 sono narrate da uomini e solo 4 da donne. Di queste, una è quella della ragazza nel cartellone diffuso sui social; poi abbiamo una donna in carriera, una viaggiatrice con la passione per il make-up e un’altra fashion addicted. Le storie sono state ben riassunte in un commento di “Occhio allo Spot” su Twitter:

Sul sito grandipiccolestorie.it ci sono 12 storie; solo 4 di donne. Una è quella nel cartellone. Poi:
1. Tra casa e lavoro, mille cose da fare.
2. Tempo che non basta. Lavoro, lista della spesa…
3. Maniaca dello shopping.
Niente casa, shopping o spesa nelle 8 storie mascule.