Il Messaggero

Che tempo che fa, la lettera di Luciana Littizzetto

Luciana Littizzetto, durante Che tempo che fa, ha deciso di indirizzare la sua solita lettera letta in studio ai giovani soldati russi, mandati al fronte e impegnati a combattere la guerra contro l’Ucraina. La lettera si rivolge idealmente proprio ai militari più giovani chiamandoli per nome, mandati a combattere una guerra che forse appartiene più alle generazioni passate che a quelle dei giovani.

Foto: Kikapress

La lettera di Luciana Littizzetto ai militari russi

La lettera di Luciana inizia così: “Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel, caro Yuri […] ti scrivo dall’Italia […] non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli”

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Le parole di Luciana Littizzetto che fanno commuovere

“Hai 20 anni, ti hanno messo un fucile in mano e ti hanno mandato in un posto che non sai manco dov’è. Sei diventato una pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare. Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra, che è il modo più infame. Per questo ho compassione di te”. 

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Luciana Littizzetto si rivolge ai giovani militari russi

La lettera prosegue: “Sei lì, col cuore nel fango. Condannato a essere un maschio dell’Ottocento che va a morire per la patria […] Caro Victor, sappi che tutto questo non è colpa tua. La colpa è nostra, della generazione dei tuoi padri, quella che viene dal Novecento. Un Secolo breve, ma bastardo come pochi. La colpa è nostra che ti abbiamo lasciato un mondo di m**da in cui i soldi e il profitto sono gli unici obiettivi che abbiamo.”

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Che tempo che fa, la commovente lettera di Luciana

Le ultime righe della lettera di Luciana recitano: “C’è un proverbio russo che esalta l’eroismo e dice: è meglio morire per la zampata di un leone che per il morso di un gatto. Non farti riempire la testa con questa retorica del c**zo e ricordati che c’è una terza via: non morire e starsene sul divano col gatto.”

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