La ricerca, coordinata da Vincenzo Romei (Università di Bologna) e condotta con atenei italiani e stranieri, ci spiega il meccanismo che genera le illusioni

Il nostro corpo può essere una vera e propria fabbrica di illusioni. Proprio così, stiamo parlando della percezione sensoriale di qualcosa che nella realtà, però, non c’è. Quante volte vi sarà capitato di credere di aver visto qualcosa o qualcuno, senza che fosse realmente così?

Ecco, questo meccanismo che inneschiamo senza rendercene conto è lo stesso che ci fa riconoscere un volto nella folla. Si tratta di un fenomeno scoperto dalla ricerca coordinata da Vincenzo Romei, dell’Università di Bologna, e condotta con le università di Chieti e Pescara, quella britannica dell’Essex e quella spagnola di Nebrija.

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Lo studio, descritto sul Journal of Neuroscience, ci spiega come arriviamo ad avere delle illusioni.

Illusioni: sintonizzazione di udito, tatto e vista

Cosa genera, dunque, le illusioni? Secondo la ricerca a provocarle sarebbe la capacità della vista di sintonizzarsi con udito e tatto. Secondo i ricercatori, infatti, nel cervello la percezione visiva si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda del sistema uditivo e di quello tattile. Questo sistema riesce a ottimizzare la percezione e la rende più ‘efficace’.

“È come se la corteccia visiva fosse in grado di parlare più di una lingua. Comunicando con popolazioni neurali che parlano un linguaggio uditivo o tattile, il sistema visivo diventa più flessibile, generando un’esperienza sensoriale integrata e quindi più efficace” – ha spiegato Romei.

Ogni giorno siamo stimolati da moltissime informazioni che dobbiamo selezionare e organizzare affinché l’esperienza cosciente abbia un senso. Ecco perché è importante affidarsi a stimoli sensoriali diversi. Pensiamo, per esempio, se dovessimo cercare un viso tra tante persone. Utilizzando solo la vista potrebbe risultare complicato. Se la persona che stiamo cercando, però, grida o ci tocca il braccio per chiamarci, percepirla sarà molto più semplice.

Questa sincronizzazione dei sensi è stata sperimentata su 51 persone. I ricercatori hanno misurato l’attività elettrica cerebrale di queste persone in modo non invasivo, mentre svolgevano un test basato sulla combinazione di uno stimolo uditivo e uno tattile, entrambi in grado di generare un’illusione visiva.

“Quando gli stimoli vengono presentati all’interno di una breve finestra temporale, questi vengono il più delle volte integrati come se appartenessero ad uno stesso evento. In questo caso quantità contraddittorie tra stimoli diversi – due uditivi o tattili e uno visivo – inducono la percezione illusoria di un secondo flash durante il processo di integrazione dell’informazione” – ha concluso Romei.

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