Scambio di avvertimenti tra Facebook e il Cremlino. Dopo lo scandalo sulle presunte interferenze sulle elezioni occidentali, la Russia minaccia Zuckerberg. Il social network potrebbe essere oscurato nella Federazione. Ecco il perché

La nuova Guerra Fredda tra Mosca e i Social Network passa sulle regole per stare sul web. Stavolta, la Russia minaccia Zuckerberg, che potrebbe rischiare più di qualche utente in questa nuova lotta contro il Cremlino.

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Il nocciolo della questione passa attraverso controlli fiscali e dati sensibili. La Roskomnadzor, l’agenzia federale russa per la supervisione delle comunicazioni, ha reso noto che aumenterà i controlli sui social media esteri. Lo scopo di questa verifica riguarderà le leggi di Mosca, tributarie e non: soltanto rispettandole completamente i social network potranno continuare ad operare in Russia.

La prima ragione del contendere è in realtà data dai dati personali degli utenti, che per una legge del 2015 fortemente voluta da Putin, debbono essere conservati solamente in server presenti all’interno dei confini nazionali.

È qui che casca l’asino di Facebook. Nell’ambito del Russiagate e delle presunte campagne finanziate dalle agenzie del governo russe per interferire su elezioni e referendum occidentali, lo spauracchio della chiusura potrebbe portare il gigante dei social network a cedere. È su questioni di delicatezza mondiale che la Russia minaccia Zuckerberg. Quale potrebbe essere la sua reazione? E, soprattutto, cosa rischia davvero Facebook?

Twitter, ad esempio, ha già ceduto e ha comunicato che entro la metà del 2018 avrà completato la rilocalizzazione dei propri server.

In Russia, Facebook potrebbe essere oscurato: è già successo a Linkedin

Ma il caso vuole che ci sia un precedente preoccupante. Nel 2016, Linkedin è stato bloccato proprio per l’applicazione della legge sui dati personali, oscurato in meno di 24 ore. Un destino simile potrebbe attendere Facebook, che rischierebbe così di perdere i 22 milioni di utenti che si collegano ogni giorno dalla Russia.

Non proprio noccioline, se stiamo a guardare ai numeri, tanto è vero che sono già quasi due mesi che la situazione si rimbalza con cautela da una parte all’altra.

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