Inquinante ed inquietante: i resi costrebbero, negli Stati Uniti, almeno un milione di alberi abbattuti all’anno

Lo shopping è bello, quello del black friday ancora di più: eppure, inquina ancora di più dello shopping tradizionale e di quello online ma in giorni meno convenienti. 

Black Friday, più resi uguale più inquinamento

In giorni come il black friday, una sorta di saldi anticipati condensati in un fine settimana, si cede molto di più all’impulso dell’acquisto compulsivo ed online: questo porta ad aumentare il numero dei resi, una possibilità offerta gratuitamente praticamente da tutti i siti di e-commerce. Si rende un oggetto o un capo d’abbigliamento per taglia errata o perchè una volta arrivato a casa non è come credevamo, ma anche perchè semplicemente ci si pente di un acquisto frettoloso. Questo costa, in termini ambientali, moltissimo: considerando il trasporto e l’imballaggio, il numero di pacchi spediti in un anno negli USA equivale addirittura all’abbattimento di un miliardo di alberi (fonte Fast Company).

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E nel 2020, sempre in America, il valore dei resi toccherà i 550 miliardi di dollari, +75% rispetto al 2016: se lo shopping online poteva sembrare un’opportunità per evitare code e affollamento (e quindi inquinamento), siamo costretti a ricrederci. In termini di traffico e carta utilizzata, non è un buon affare per l’ambiente, soprattutto perchè l’acquisto online è sempre più soggetto (secondo Greenbiz, dal 15 al 30% in più) a restituire la merce.

Resi, quali soluzioni per evitarli?

Soluzioni? Alcune grandi aziende stanno lavorando sulla descrizione degli oggetti e sulla guida alle taglie, per evitare errori, altre mettono a disposizione un assistente via Skype prima di completare l’acquisto, altre ancora si rimettono alle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale.

La verità, scomoda da dire sotto le feste di Natale, è che il consumismo sfrenato non andrà mai d’accordo con la salvaguardia dell’ambiente.