Con l’ultimo aggiornamento, l’app di messaggistica istantanea fa presente a chi riceve il messaggio che è stato inoltrato: un passo verso la verifica delle fonti

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A tutti è capitato di ricevere, almeno una volta nella vita, la fatidica catena di sant’Antonio, quel messaggio di vario genere che si conclude con l’invito a condividere: nell’epoca del web 1.0 viaggiavano via mail, poi sono arrivati i social, ora c’è WhatsApp per condividere tutto in tempo reale. Le catene più ingenue chiedevano di girare il testo a X conoscenti e amici per evitare sventure e malocchi vari o per far avverare un desiderio: oggi, in epoca di fake news, molto meno ingenuamente si chiede di condividere notizie “che i poteri forti” o i “mass media” vogliono “tenere segrete”.

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Così via WhatsApp si diffonde di tutto: bufale su terrorismo e politica, file audio contraffatti, video rubati.

Oggi l’app, con il nuovo aggiornamento, permetterà a chi riceve un messaggio di capire se si tratta di una catena, quindi di un messaggio inoltrato da un altro contatto: un piccolo passo nella comprensione dei meccanismi con i quali le bufale attecchiscono e viaggiano online.

Quando un utente si vedrà recapitare un messaggio “forwardato” saprà che non è stato scritto di suo pugno da chi glielo ha inviato e magari si farà una domanda in più sulla sua origine.

In un’epoca nella quale, secondo un recente studio universitario, l’82% degli utenti del web non sa riconoscere una notizia falsa da una vera, anche questo è un passo avanti.

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