L’obiettivo è sanare l’attuale vuoto normativo che si è creato nel mondo dei lavoratori digitali, assicurando loro diritti inalienabili e investendo anche risorse regionali per garantire idonee tutele previdenziali, assicurative e sanitarie.

I lavoratori digitali sono tutte quelle persone che svolgono mestieri nell’ambito della gig economy: sono i fattorini di Amazon, i corrieri di Foodora e tutti coloro che lavorano nel mondo dell’e-commerce. Spesso protagonisti del dibattito pubblico perché non tutelati e a rischio ‘sfruttamento’, in quanto assente una normativa che difenda i loro diritti.

In questa direzione si sta muovendo la Regione Lazio che punta a sanare questo vuoto normativo, assicurando diritti inalienabili a tutti i lavoratori digitali, comprese tutele previdenziali, assicurative e sanitarie idonee.

Il 25 maggio prenderà il via una fase di consultazione telematica sul foglio dei diritti primari del lavoro digitale (documento d’intenti), dedicata alla raccolta di proposte per la definizione degli strumenti e strategie da perseguire, in base a una logica di processo partecipato, condiviso e aperto.

Lavoratori digitali: ecco i temi al centro della legge

Non abbiamo dati precisi sul numero di operatori coinvolti, ma possiamo far riferimento ad alcune stime. La Regione Lazio ha pensato per questo anche a un’anagrafe 4.0 a cui sia i lavoratori digitali sia le aziende della gig economy possano iscriversi. Questo consentirebbe il monitoraggio e la regolamentazione delle prestazioni lavorative.

Al centro della legge i seguenti temi:

-l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali;
-i contributi previdenziali;
-la tutela della salute;
-occasioni di formazione e percorsi di politica attiva del lavoro;
-la trasparenza nell’uso dell’algoritmo che genera chiamata e gestione del lavoro;
-il contrasto alle discriminazioni;
-il diritto all’informazione;
-il salario minimo, da definire per mezzo della contrattazione collettiva.

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“Sono convinto che l’Italia e il Lazio abbiano bisogno di più innovazione ma anche di più diritti. Fare innovazione infatti significa investire nella ricerca, nell’università, nel sostegno alle Pmi che vogliono innovare, ma è importante che accanto a questa innovazione tecnologica ci sia una innovazione nella sfera dei diritti. Anche a questa tipologia di lavoro, che esiste e si vede anche in strada, bisogna dare una dignità e va inserita nella sfera di diritti che questo Paese nel Dopoguerra ha costruito. Non si può escludere una nuova generazione da una sfera di diritti e non si può fermare il progresso, quindi questa innovazione va accompagnata” – ha dichiarato il presidente, Nicola Zingaretti.

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