Svolti dei test su alcune pareti di una struttura caratteristica dei centri storici dell’Appennino, rafforzata con un intonaco armato. Il progetto Cobra1 è stato finanziato dalla Regione Lazio, i risultati sono più che positivi.

Intonaco armato: è questo il nuovo materiale che dovrebbe rendere più resistenti ai terremoti gli edifici costruiti nelle zone italiane ad alto rischio sismico. Il progetto, Cobra1, è stato finanziato dalla Regione Lazio e ha già prodotto risultati positivi: dall’Università degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il sostegno dell’azienda Fibre Net, sono stati effettuati dei test di resistenza su alcune strutture situate nei centri storici dell’Appennino.

Sono state simulate delle forti scosse di terremoto su 3 pareti rinforzate dall’intonaco armato di fattura italiana, facile da realizzare e soprattutto economico. Ai test le mura hanno resistito a scosse di doppia intensità rispetto al terremoto più forte che ha colpito le zone del centro Italia nel 2016.

Intonaco armato: specifiche tecniche dei test effettuati

I test sono stati condotti su delle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, su una struttura a U fatta da tre pannelli in malta e tufo, aperture asimmetriche e tetto in travi di legno. Lo scopo era quello di trovare le tecniche più efficaci e meno invasive per fortificare le case senza doverle evacuare.

Due delle tre pareti erano già state danneggiate lo scorso novembre in seguito a diversi test che riproducevano le scosse che negli anni hanno colpito l’Italia: tali pannelli sono stati riparati e rinforzati con intonaco armato con rete in fibra di vetro. Questo processo ha permesso un migliore monitoraggio della resistenza alle scosse.

Lo conferma Gerardo De Canio, responsabile del Laboratorio “Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile” dell’ENEA: “le pareti riparate e potenziate con questa rete in fibra di vetro – ha spiegato – hanno sopportato sismi amplificati al 220% di intensità rispetto ai terribili terremoti del 2016, mentre il pannello non rinforzato ha mostrato i primi danni già a intensità 120%”.

“Le nostre tavole vibranti – conclude De Canio – riescono muoversi nelle tre dimensioni spaziali, nelle tre direzioni di spostamento e nelle tre rotazioni e rappresentano un’infrastruttura unica in Italia a disposizione del Sistema Paese per la sperimentazione delle tecnologie più mature per applicazioni che vanno dall’edilizia ai Beni Culturali, con tecniche innovative di diagnostica, acquisizione e repository dei dati”.

Innovazione e tecnologia: migliorare la resistenza degli edifici senza sgombrare le case

Gli edifici in muratura sono comunemente costruiti con materiali che hanno scarse caratteristiche meccaniche: hanno paramenti multipli che, soprattutto se sottoposti a scosse di terremoto, subiscono “elevate azioni orizzontali nel piano (taglio), fuori dal piano (flessione) e verticali (compressione) che non sempre possono essere sopportate dalla muratura stessa”.

L’aspetto innovativo, come spiega il coordinatore Gianmarco De Felice, dell’Università degli studi Roma Tre, sta nel fatto che l’intonaco armato può essere applicato, con i normali rifacimenti degli intonaci dei palazzi, direttamente sull’area esterna dell’edificio.

I vantaggi di questo materiale sono molteplici: dal punto di vista economico la riduzione dei costi di intervento complessivi (più duraturi ed efficaci), dei tempi di movimentazione e di posa; favorisce un miglioramento meccanico diffuso e omogeneo; garantisce la fattibilità e velocità di applicazione, nonché una maggiore sicurezza del cantiere.