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Gli oceani sono in pericolo e questo è ormai un fatto assodato.  Ma se le politiche mondiali non fanno abbastanza per l’ambiente spesso e volentieri ci pensano i ricercatori che, grazie alle loro scoperte, offrono una speranza in più. Ed anche stavolta la scoperta che, forse, potrebbe rivoluzionare il ‘mondo marino’ appartiene ad una donna italiana. Federica Bertocchini ha scoperto per caso il cosiddetto bruco mangia plastica. La ricercatrice affiliata al CNR spagnolo ha l’hobby dell’apicoltura e, avendo trovato questi bruchi nei suoi alveari al momento di ripulirli, li ha messi tutti in un sacchetto di plastica in attesa di smaltirli in modo adeguato.

Dopo alcune ore i bruchi avevano quasi completamente mangiato il contenitore. La brillante ricercatrice ha subito capito che questa poteva essere una scoperta rivoluzionaria, il bruco mangia plastica

Questa razza di bruchi, in realtà, infesta spesso gli alveari poiché si ciba di cera, ma le complesse molecole che costituiscono il polietilene hanno parecchi punti in comune con quelle che compongono le sostanze delle arnie. Da qui è facile capire come il bruco ‘mangia plastica’ possa essere utilizzato per liberare gli oceani dalla discarica a cielo aperto che l’essere umano ha creato. La plastica impiega più di 400 anni per decomporsi, considerate quindi la portata di questa scoperta.

“Per ora, con i nostri esperimenti, abbiamo capito che la degradazione della plastica non avviene solo per la semplice azione masticatoria – e quindi meccanica – del baco, ma proprio per un processo chimico” ha dichiarato Federica Bertocchini in un’intervista ” Da un’analisi chimica più approfondita si potrà scoprire l’enzima o il batterio antiplastica nascosto nel sistema digestivo della larva”.

Ma ancora non è possibile utilizzare questi bruchi, neanche in maniera controllata.

Non si possono scaricare tonnellate di bruchi mangiaplastica nei nostri mari anche perchè, a quanto pare, ci sono dei risvolti negativi. Dopo il processo digestivo rilasciano delle tracce di glicole etilenico, una sostanza tossica, ma la proliferazione di questi bruchi potrebbe essere fatale anche per le api che sono già in grave pericolo. Federica Bertocchini ed il suo team stanno cercando di sintetizzare l’enzima dalle larve per poterlo utilizzare non solo negli oceani, ma anche nelle migliaia di discariche che sono, sempre di più, piene di derivati plastici non smaltibili.

L’obiettivo della ricercatrice e del suo valido team di esperti è, quindi, quello di riuscire a sintetizzare l’enzima che può neutralizzare la plastica eliminando tutti gli ‘effetti collaterali’.

In ogni caso la scoperta del bruco mangiaplastica è assolutamente rivoluzionaria e sicuramente contribuirà  rendere il mondo un po’ più pulito.