La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che si è svolta nel capoluogo spagnolo dal 2 al 15 dicembre, non ha portato a casa gli obiettivi prefissati. I dettagli

Cop 25 di Madrid deludente per gli ambientalisti. La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che si è svolta nel capoluogo spagnolo dal 2 al 15 dicembre, non ha portato a casa gli obiettivi prefissati, nonostante i due giorni extra. Non sono bastati gli avvertimenti di numerosi scienziati, né gli appelli dell’attivista svedese Greta Thunberg.

I membri non hanno raggiunto alcun accordo, rinviando le soluzioni al 2020. Questo “dovrà essere un anno di svolta e noi lotteremo ancora di più per le persone e la natura” – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia.

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Una cop che ha sollevato numerose polemiche: “E’ completamente inaccettabile” a detta di Greenpeace anche per “l’irresponsabile debolezza della presidenza cilena”. Mentre per Angello Bonelli dei Verdi la conferenza “sancisce un criminale fallimento senza precedenti e mette a rischio il futuro del nostro Pianeta”.

Cop25 di Madrid: nonostante il fallimento, arriva una mezza vittoria per i Paesi vulnerabili

Secondo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres “la comunità internazionale ha perso una opportunità importante per mostrare maggiore ambizione”. E ha aggiunto in un tweet: “Non dobbiamo arrenderci, e io non mi arrenderò”. Anche la ‘piccola’ Greta ha twittato come sia palese che i governi non comprendano l’urgenza: “La scienza è chiara, ma la si sta ignorando. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo. Abbiamo appena iniziato” – ha scritto.

Non tutto è andato storto alla Cop25 di Madrid, almeno per quanto riguarda i Paesi vulnerabili, vittime degli estremi eventi climatici che rischiano di spazzare via luoghi come le piccole isole del Pacifico. Sebbene si tratti di una mezza vittoria, i Paesi più ricchi dovranno indicare entro l’anno prossimo di quanto aumenteranno gli impegni prefissati per il 2030. Parliamo di ridurre i gas serra, causa principale del global warming e dei disastri ambientali.

Così, alla Cop26 di novembre 2020 a Glasgow, ciascun paese dovrà indicare di quanto aumenterà il contributo nazionale (Ndc) sul clima. In questo modo potrà essere evidente il divario tra gli impegni presi e quelli necessari per contenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi entro il 2100.

E’ stata rinviata al 2020 la revisione degli aiuti per le perdite e i danni che subiscono i Paesi vulnerabili. Così come è stata rimandata anche la definizione delle regole sul mercato globale del carbonio. Legambiente ha sottolineato che non è giunta “alcuna risposta concreta dei governi. L’Europa può e deve ridurre le sue emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”. Parole dure anche dal Wwf: “i Paesi più inquinanti – fra cui Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Brasile, Arabia Saudita – si sono sottratti alla responsabilità di ridurre le emissioni di gas serra” continuando ad “anteporre i propri interessi alla crisi planetaria”.

plastica nel mediterraneo