L’allarme è stato lanciato dal Pacific Island Forum, che ha avvisato il resto del mondo: “Il nostro oggi nel Pacifico è il vostro domani”. Il rischio

Le isole del Pacifico sono minacciate da un grande pericolo: il cambiamento climatico. Le comunità locali rischiano di essere distrutte completamente dal sollevamento dei livelli dei mari e dalla violenza dei cicloni. Soprattutto se “i paesi più grandi” della regione non adotteranno soluzioni concrete.

L’appello è stato lanciato dal Pacific Island Forum (composto da 17 nazioni-arcipelago) insieme ad Australia e Nuova Zelanda, riunite a Suva nelle Figi alla presenza di Antonio Guterre, Segretario Generale dell’Onu.

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“Il tempo sta venendo meno per il Pacifico, il nostro grande continente-oceano, per le nostre migliaia di isole e per le nostre genti, forti e resilienti”, si legge nel documento finale dell’incontro.

Cambiamento climatico: “Il nostro oggi nel Pacifico è il vostro domani”

Il cambiamento climatico è una minaccia che coinvolge tutto il Globo. Ed è proprio questo il messaggio che il Forum ha voluto mandare a tutti coloro che non si sentono ‘in pericolo’. Perché , se è vero che le isole del Pacifico già combattono con le conseguenze che il climate change comporta, gli stessi effetti raggiungeranno il resto del mondo.

“Ai grandi inquinatori diciamo: il nostro oggi nel Pacifico è il vostro domani” – si legge ancora.

E i segnali di questo rischio sono già evidenti. Il primo paese a essere ‘bacchettato’ è proprio il nostro: la bozza di piano nazionale energia e clima al 2030, che l’Italia ha presentato a Bruxelles all’inizio del 2019, è al 17° posto in Europa per completezza e qualità.

A stabilirlo è l’Ecologic Institute e Climact, che ha stilato la classifica commissionata dalla European Climate Foundation. Perché siamo così in basso alla lista? Modeste ambizioni sull’efficienza energetica, pochi dettagli sul taglio delle emissioni dei settori non Ets (agricoltura, trasporti, edilizia) e sugli obiettivi per le rinnovabili, e un programma realizzato senza consultazione pubblica o quasi.

Non tutto è nero però. Tra i lati positivi del Piano nazionale italiano, c’è sicuramente quello di aver previsto una data di uscita dal carbone; la relazione sugli investimenti necessari per sostenere le misure previste e la descrizione delle sovvenzioni per i combustibili fossili.

Secondo la classifica solamente la Spagna raggiunge la sufficienza, poi la Francia e Grecia. La Germania, invece, fa parte dei paesi peggiori.

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