Continua la guerra contro il massacro di balene al largo delle Isole Faroe. A immortalare l’evento è l’associazione ambientalista Sea Shepherd che ha fornito delle drammatiche immagini della mattanza di cetacei.

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Continua la guerra contro il massacro di balene al largo delle Isole Faroe. A immortalare l’evento è l’associazione ambientalista Sea Shepherd che ha fornito delle drammatiche immagini della mattanza di cetacei. Balene e delfini continuano ad essere tragicamente cacciati nei freddi mari del nord e, dopo quest’estate, il numero di uccisioni è ancora una volta gravemente aumentato.

I volontari del gruppo ambientalista più volte tacciato di estremismo si sono recati in veste di turisti nell’arcipelago. Le diciotto isole si trovano al largo delle coste più settentrionali dell’Europa continentali, a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia, e sono una dipendenza della Danimarca.

Nei territori amministrati dal governo di Copenaghen, la caccia alle balene è legale per un periodo di 10 settimane che va da luglio a settembre. È proprio in questo lasso di tempo che diciotto uomini di Sea Shepherd hanno raggiunto le isole per documentare il massacro messo in atto dai cacciatori faroesi.

Gli animali più colpiti dalla mattanza sono i globicefali (grossi cetacei simili alle balene) e i delfini lagenorinchi, il cui conteggio totale si porta oramai sulle diverse centinaia. Il documento riportato da Fox News parla rispettivamente di 198 delfini e 436 globicefali ammazzati, almeno per quello che riguarda i casi osservati direttamente dall’associazione.

Non l’ha presa bene il governo faroese, che si è rivolto all’ong con parole di fuoco: “I rappresentanti di Sea Shepherd andranno avanti ad ogni costo pur di dipingere un quadro negativo della caccia alle balene delle isole Faroe, dipingendola come ‘barbara’, ‘non necessaria’, ‘crudele’ e ‘folle’, descrivendo i cittadini dell’arcipelago come ‘sadici psicopati’ con l’intento di incitare alla rabbia contro i faroesi”.

Porta dei dati, l’esecutivo di Tórshavn, che documentano a loro volta una presenza di quasi 800mila globicefali, sul quale l’impatto della tradizionale caccia sarebbe qualcosa di “irrisorio”.

Quello che resta è tuttavia un drammatico quadro della situazione, descritta tragicamente dalle sanguinose immagini del massacro.