‘Fleishman a pezzi’, Taffy Brodesser-Akner: «Il matrimonio? Offrirà sempre materiale per i romanzieri»

Dal 22 febbraio su Disney+ arrivano tutti gli episodi di Fleishman a pezzi, la serie FX tratta dal romanzo bestseller di Taffy Brodesser-Akner. È stata proprio l’autrice ad adattare il romanzo per il piccolo schermo, calandosi anche nel ruolo di executive producer insieme a Sarah Timberman, Carl Beverly e Susannah Grant. «Ho sempre tantissime preoccupazioni – dice Taffy in conferenza stampa – ma direi che la più grande è stato il pensiero di essere un peso per i miei colleghi. Per gli attori, per la crew. Ero inesperta e non sapevo cosa stessi facendo. Avrebbe dovuto essere però l’ultima delle mie preoccupazioni perché tutti sono stati gentili con me e pazienti». Ora – scherza Taffy – «non sono sempre gentili con me (Ti sei guadagnata gli insulti, le risponde Claire Danes), ma è stato difficile paracadutarsi in questa industria».

Una delle domande più frequentemente rivolte all’autrice riguarda la scelta del cast, che vanta attori del calibro di Jesse Eisenberg, Claire Danes, Lizzy Caplan e Adam Brody. Non deve essere stato semplice creare questi personaggi sulla carta e provare a cercare poi un loro corrispettivo nella realtà. «Sono le uniche persone che mi sono immaginata per questi ruoli. – risponde la scrittrice – Sono ruoli molto specifici, ma non so spiegare perché pensassi proprio a questi attori. Per qualcuno forse ero solo testarda o con poca immaginazione. Ma ora che ho visto gli episodi credo al contrario di essere molto intelligente e che forse dovrei dedicarmi ai casting (ride, ndr)». L’impressione sul set – continua Brodesser-Akner – era che questo cast si conoscesse da sempre. «Quando vedo Claire e Jesse insieme, penso che siano stati sposati – spiega – e mi sorprende vederli tranquilli insieme dopo tanta acrimonia sullo schermo. È straordinario».

Taffy Brodesser-Akner, dal libro allo schermo

Il libro – debutto letterario di Taffy Brodesser-Akner – è stato pubblicato nel 2019 dalla Penguin Random House (in Italia da Einaudi). È un ritratto crudo delle relazioni al giorno d’oggi ma – dalla sua pubblicazione – il mondo ha attraversato persino una pandemia. Come cambiano, dunque, i temi trattati dal libro nello show? «In realtà poco – risponde l’autrice – non sentivo il bisogno di aggiungere nella serie tematiche non presenti nel libro. Sarah e Susannah, le mie colleghe produttrici, mi hanno dato la massima fiducia. Per noi il libro era più che sufficiente. Volevo in realtà aggiungere qualcosa, ma mi hanno detto di no. E poi lo show ha luogo nello stesso anno in cui ho scritto il libro, nel 2016. Sarebbe stato un po’ spinoso introdurre la pandemia nella storia di un medico, sarebbe cambiato troppo».

Per cui, la storia resta ambientata nel 2016, ma «mi spiace sottolineare che rispetto a quell’anno non è cambiato molto, così come rispetto al 1916. Certi problemi si trascinano e un po’ mi urta. Ma le dinamiche di genere e il matrimonio saranno sempre materiale per i romanzieri».

Le sfide

Chiaramente – dal romanzo a una serie tv – quantomeno cambia qualcosa a livello tecnico. È sorta, ad esempio, la necessità di rappresentare visivamente le città statunitensi nel 2016 e così – anche solo en passant – nella serie viene citata la lotta elettorale tra Trump e Clinton, mai menzionata nel romanzo.

«Nella serie non ci sono paragrafi da scrivere – dice Taffy Brodesser-Akner – ci sono solo persone che si parlano e a volte fanno cose. Mi preoccupo sempre del fatto che il mio punto di vista non venga espresso in modo valido, come succede quando parli direttamente al pubblico. Per fortuna abbiamo inserito un voiceover, è stato molto utile».

La televisione alla fine tuttavia si è rivelata per l’autrice «un bel posto». E l’occasione è ghiotta per parlare del ruolo delle donne nell’ambiente televisivo. «Sarah e Susannah, quando le ho incontrate, andavano in onda con Unbelievable. – dice Taffy – Per me fu uno shock capire quanto ci fosse bisogno di una serie del genere, sul tema degli abusi sessuali. Credo che le donne stiano raccontando storie bellissime».

«Parlo di divario salariale, del modo in cui discutiamo delle storie raccontate delle donne, ma anche di metterle in condizione di poterle raccontare. – conclude – E poi? Come permetti loro di avere il controllo, di fare i casting e di promuovere la storia? Credo siano queste le componenti fondamentali delle storie raccontate dalle donne. In questo caso, siamo state molto fortunate».