Razzismo, film al cinema e in tv: da Radici a American History X

Sarà nelle sale a partire dal 2 febbraio "A United Kingdom – L'amore che ha cambiato la storia", il film che racconta la storia dell'erede al trono del Botswana, Seretse Khama, e della sua amata Ruth, londinese dalla pelle bianca: le vicissitudini che porteranno i due a doversi separare (ma il finale è un altro, state tranquilli) sono dettate soprattutto dal razzismo imperante, che negli anni '50 non vedeva di buon occhio i matrimoni interraziali.

Il razzismo, sopratutto negli Stati Uniti, è sempre stato una piaga dilagante: nonostante il continente stesso sia il frutto di un melting pot interraziale, la parte bianca (Wasp, per la precisione) si è ritenuta per anni biologicamente e mentalmente superiore a quella nera. Oggi sembra assurdo solo concepirlo, eppure un certo modo di pensare è ancora purtroppo presente in alcune zone dell'estremo sud degli Stati Uniti, anche se alcune convinzioni non mancano -ahimè- in nessuna parte del mondo.

Il cinema (ma anche la tv) hanno sempre attinto a piene mani dal cancro del razzismo per raccontare storie crudie, reali o ispirate da fatti realmente accaduti, in alcuni casi atroci e sempre tese a far riflettere chi guarda: è il caso ad esempio della storica serie tv Radici, di cui è in onda al momento un remake, che ha colpito e commosso il mondo con la storia di Kunta Kinte e del viaggio della sua famiglia per riguadagnare la dignità di essere umano.

Crudo e intriso di violenza anche 'American History X' (1998) il racconto dell'ascesa violenta di un razzista e delle sue squadracce a Santa Monica, ma parallelamente anche quella della sua ricerca di redenzione. Ancora più vintage, nel 1989, Spike Lee e il suo 'Fa la cosa giusta': da quella pellicola l'immaginario delle generazioni successive ha preso a piene mani, partendo dai grossi stereo con la musica altissima portati a spalla dai ragazzi in strada. In realtà è una storia di razzismo e pregiudizi a Brooklyn, fra afro-americani ed italiani, ed ha guadagnato meno riconoscimenti di quanti avrebbe meritato.

Grande film sul razzismo anche Gran Torino, del 2008, penultima interpretazione di Clint Eastwood sul grande schermo: è proprio lui il vecchio misantropo razzista che finirà per affezionarsi disperatamente ad un giovane asiatico, insegnandogli a diventare grande. 

Nel 2014 vince l'Oscar per il Miglior Film '12 anni schiavo', di Steve McQueen: racconta l'incredibile storia -basata su fatti realmente accaduti- di Solomon Northup, rapito dalla sua vita e dalla sua famiglia per fare lo schiavo nelle piantagioni di cotone in Louisiana. Una storia lunga 12 anni e agghiacciante nella sua verità.

Sempre del 2014 'Selma – la strada per la verità', il racconto puntuale di uno dei momenti più significativi della biografia di Martin Luther King (interpretato dallo stesso David Oyelowo che sarà Seretse Khama in 'A united kingdom'): le marce che dalla città di Selma arrivarono a quella di Montgomery, nel 1965, che segnarono  la storia del Movimento per i diritti civili degli afro-americani negli Stati Uniti.