Dal 26 maggio 2016 arriva nelle sale italiane il tanto atteso “Pelé: nascita di una leggenda” di Jeff e Mike Zimbalist, la pellicola biografica – da lui co-prodotta – che racconta la vera storia del campione di calcio Edson Arantes do Nascimento. Grazie alle sue straordinarie abilità calcistiche Pelé è riuscito a portare la nazionale brasiliana alla vittoria del Mondiale nel 1958, aggiudicandosi in seguito altre due Coppe del Mondo e il titolo di ‘più grande calciatore di tutti i tempi’. Nato in povertà, affrontando un’infanzia difficile, il campione ha usato il suo stile di gioco poco ortodosso e il suo spirito indomabile per superare ogni tipo di ostacolo e raggiungere la grandezza che ha ispirato un intero Paese, cambiandolo per sempre. Il film ripercorre tutta la sua giovinezza fino al fatidico gol – ancora oggi ricordato – in occasione della finale del Mondiale, che ha segnato la storia del calcio

Alla conferenza stampa, tenutasi la mattina del 25 maggio 2016 a Milano, erano presenti Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, e il produttore peruviano Ivan Orlic

Dopo una breve introduzione, Pelé si lascia andare alle emozioni, affermando che “il film rappresenta la mia vita. Sono molto felice del risultato e non posso che ringraziare tutti. Quando mi hanno proposto un film sulla mia vita ho pensato: “ma questi ragazzi cosa vogliono fare?”. Nel momento in cui ho avuto in mano la sceneggiatura e ho incominciato a leggerla, mi sono commosso e ho capito che si trattava di una pellicola che raccontava gli inizi della mia vita, dove tutto è partito: dalla mia famiglia e da tutto il resto". 

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A prendere la parola subito dopo è il produttore Ivan Orlic, il quale ha dichiarato che “è stata una sfida importante quella che abbiamo accolto per fare questo film. Abbiamo fatto casting in tutto il mondo per trovare un ragazzo in grado di far rivivere le stesse emozioni che ci ha donato Pelé. E’ stato difficile trovarne uno che avesse anche le doti tecniche del campione. Abbiamo trovato il protagonista per puro caso: stavamo girando dei video e ad un certo punto abbiamo ripreso questo ragazzo che giocava sulla spiaggia di Copacabana e sembrava avere tutte le capacità necessarie.”

Pelé, che si è dimostrato molto disponibile con mediatore e giornalisti, ha poi rivelato che "è difficile dire quanta ginga (passo base della Capoeira) ci sia ancora adesso nel calcio. Oggi il gioco è un po’ più chiuso ed è difficile rilevare le qualità singole di ogni giocatore. La ginga è qualcosa di personale, qualcosa che ognuno ha dentro di sé. E’ difficile trovare tutti gli elementi in un unico giocatore. Io penso che Messi ora sia il più grande. Oggi è lui che ha più ginga”.

Quando gli è stato chiesto quale fosse stato il momento più importante della sua vita, egli ha sorpreso tutti dicendo che era il "Mondiale in Messico del ’70 (Brasile – Italia: 4 – 1). Ero un giocatore con esperienza e sapevo che sarebbe stato l’ultimo”. "E’ stato bello vedere le scene del film perchè tante cose mi hanno riportato indietro nel tempo, quando ero un ragazzino e vivevo in Brasile" – ha continuato Pelé – Ci sono molti momenti in cui ho dovuto essere davvero un duro per non piangere. La pellicola vuole trasmettere ai ragazzi il messaggio che con l’impegno si può fare molta strada, raggiungere i propri obiettivi. Ogni momento nella vita è un’emozione. Crescendo dovresti diventare più forte perchè conosci meglio la vita, ma ovviamente non ho idea di cosa succederà nel mio futuro. Quello che faccio tutti i giorni è trasmettere un messaggio alle nuove generazioni". 

Alla domanda “potrebbero esserci dei seguiti per questo film?”, Pelé ha risposto di aver "fatto molti film in passato (Fuga per la vittoria) e sicuramente avrò l’opportunità per realizzarne un altro, ma non so se riuscirò a fare una trilogia alla Star Wars”. “Nella mia carriera ho fatto 1283 gol, ma quello più importante è stato sicuramente il millesimo. Tirare un rigore è facile, però a Maracanà mi sono tremate le gambe. E’ stata l’unica volta. Il gol più bello è stato quello che ho fatto con il Santos contro la Juventude a San Paolo. La particolarità sta nel fatto che ho dato vita a quattro sombreri uno in fila all’altro”, ha concluso l'idolo di tutti gli appassionati.