In un paese distrutto dalla guerra esiste ancora un luogo di speranza: su National Geographic arriva ‘The Cave’ il documentario candidato agli Oscar 2020.

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Domenica 9 febbraio alle 20.55 su National Geographic (canale 403 su Sky) andrà in onda ‘The Cave’ il documentario candidato agli Oscar come miglior documentario. Un ritratto commovente e coraggioso della resistenza e solidarietà femminile.

The Cave, il candidato agli Oscar arriva su National Geographic

Nella notte più attesa dal mondo del cinema, quella degli Oscar 2020, National Geographic inserisce nella sua programmazione il documentario diretto da Feras Fayyad. Una storia potente sulla guerra in Siria, iniziata nel 2012, che ha causato morte e distruzione in tutto il paese. Una realtà devastante tra città rese un cumulo di macerie, e abitanti costretti a vivere nella paura e nell’incertezza. Scuole, mercati, quartieri residenziali: gli obiettivi per i bombardamenti sono scelti in modo indiscriminato.

‘The Cave’ (la grotta) è il nome con cui è conosciuto un ospedale sotterraneo dove gli abitanti possono ancora avere speranza. Sono i sotterranei di un ospedale di 6 piani rimasto incompiuto dall’inizio della guerra. Qui opera la dottoressa Amani Ballour pediatra e responsabile dell’ospedale, con le colleghe Alaa e Samaher.

“E’ molto difficile mandare avanti un ospedale in un’area assediata dove la gente muore di fame. – spiega la Dottoressa Amani Ballour – Gli uomini si rifiutavano di parlarmi quando scoprivano che ero la responsabile, oppure mi dicevano di starmene a casa. Era frustrante. Ma qualcuna doveva pur essere la prima, e io sapevo di poter ricoprire quel ruolo. Alla fine qualcuno ha cambiato idea, alcuni hanno riconosciuto la mia professionalità. E stato un momento molto importante per me”.

Lavorano fianco a fianco con i colleghi uomini sfidando i bombardamenti, la carenza di medicinali, il continuo pericolo di attacchi chimici e la cultura patriarcale e oppressiva. In ‘The Cave’ non si cerca solo di sopravvivere ai continui attacchi; la missione della dottoressa è anche quella di mantenere vivi i sogni e le speranze delle donne del suo paese.

Chi sono Amani Ballour, Samaher, Alaa e il regista Feras Fayyad

Amani Ballour

Ha solo 29 anni quando, nel 2016, i suoi colleghi la scelgono per dirigere l’ospedale The Cave. Qui deve gestire ogni giorno la carenza di medicinali e attrezzature, trovare soluzioni per proteggere la struttura dai bombardamenti e garantire la sicurezza dei pazienti e del personale. Continua anche a lavorare come pediatra occupandosi dei bambini che quotidianamente arrivano in pronto soccorso. Combatte contro la cultura patriarcale ed è fermamente impegnata nella difesa del diritto delle donne a lavorare e scegliere per la propria vita. Per questo incoraggia le bambine a seguire i propri sogni e offre lavoro a donne che hanno bisogno di un reddito.

La dottoressa Amani è nata e cresciuta a Ghouta e ha completato i suoi studi di medicina generale all’Università di Damasco nel 2012. Inizia a studiare per la sua specializzazione in pediatria, ma abbandona gli studi per aiutare la popolazione sotto assedio. Comincia a lavorare all’ospedale sotterraneo nel 2013. Nel 2018 è stata forzatamente dislocata nel nord della Siria e attualmente vive in Turchia.

Samaher

L’infermiera Samaher è la “mamma” dell’ospedale sotterraneo The Cave. A causa di una ferita alla testa durante uno dei bombardamenti soffre di amnesia parziale. Ironizza spesso con i colleghi sulla sua condizione, ma ogni attacco la spaventa fortemente.

Prima del conflitto, Samaher frequenta diversi corsi di formazione in infermieristica professionale. All’inizio della rivolta nel 2011, lei e la sorella soccorrono i ribelli feriti. Quando il regime prende di mira medici e infermieri, il cognato filo-assadista denuncia alle autorità sua moglie, la sorella di Samaher. Nel 2012, per evitare l’arresto parte con il marito per la Giordania ma presto sente il dovere morale di soccorrere i propri connazionali. Torna in Siria nel 2013 e inizia a lavorare nell’ospedale sotterraneo The Cave. 

Alaa

Completa gli studi di medicina all’Università di Damasco e quando comincia la rivolta nel 2011 sta studiando per la sua specializzazione in pediatria. Costretta ad abbandonare gli studi quando il regime prende il controllo dei centri medici universitari, lavora come volontaria negli ospedali da campo. Inizia a lavorare nell’ospedale sotterraneo The Cave poco dopo la sua fondazione. Continua da sola gli studi in pediatria per completare la specializzazione. Attualmente vive e lavora nella regione settentrionale della Siria, sotto la protezione della Turchia.

Feras Fayyad

Regista pluripremiato, ha ricevuto uno speciale riconoscimento per i suoi lavori sulla Siria e sulla trasformazione politica del mondo arabo. Il suo film più recente, Last Men in Aleppo, gli è valso una candidatura agli Oscar nel 2018 e un Emmy per il miglior documentario. Last Men in Aleppo segue un piccolo gruppo di soccorritori volontari dell’organizzazione di protezione civile White Helmets ed è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2017, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria. Il film è stato proiettato nei festival di tutto il mondo e ha ricevuto altri 18 premi internazionali.

Fayyad è nato in Siria nel 1984. Ha conseguito una laurea in arti audiovisive e cinematografiche presso la Scuola Internazionale di Cinema e Televisione EICAR di Parigi. Ha diretto e montato diversi film, sia documentari che fiction. Tra gli altri suoi lavori ci sono i documentari My EscapeBetween the Fighter in Syria e Wide Shot-Close Shot. Ha anche prodotto, co-scritto e montato il premiato cortometraggio One Day in Aleppo diretto da Ali Alibrahim ed è membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Crediti video e fot@Fox Networks Group Italy