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Suburra è il gangster movie diretto da Stefano Sollima, già regista di A.C.A.B. – All Cops Are Bastards e delle serie televisive Romanzo criminale e Gomorra, e interpretato da Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Elio Germano, Greta Scarano, Alessandro Borghi e Giulia Elettra Gorietti. Tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, Suburra sembra aver predetto gli avvenimenti accaduti a Roma con l’inchiesta di Mafia Capitale, anche se – come ha rivelato lo stesso Amendola in un’intervista – questo fatto è solo un piccola pozzanghera in mezzo al caos che caratterizza Roma in tal senso. C’è anche da dire che l’anteprima stampa si è tenuta esattamente il giorno dopo le dimissioni del Sindaco della Città, Ignazio Marino. Una coincidenza che lascia pensare, tanto che alcuni immaginano umoristicamente che sia stata una trovata pubblicitaria.

La pellicola, che uscirà nelle sale italiane il 14 ottobre 2015, è incentrata sulla realizzazione di un progetto che trasformerebbe la città di Ostia in una sorta di Las Vegas romana e coinvolgerà personalità molto imponenti, provocando anche guerre tra clan per ottenere una fetta dei profitti. Ciò che caratterizza la pellicola sono le lunghe inquadrature dell’ambiente, che possono risultare noiose per chi non apprezza le scene lente, ma che – in realtà – descrivono un luogo cupo, attraversato dalla pioggia che scende copiosamente, forse anche troppo (in alcuni momenti risulta anche fastidiosa per lo spettatore), che diventa simbolo della Suburra, il quartiere dove il potere e la criminalità segretamente si incontravano e nel quale – ai tempi dell’Antica Roma – regnava la corruzione, la perdizione e la sporcizia. La pioggia, inoltre, rende al meglio l’idea dell’Apocalisse, che avverrà con le dimissioni del 12 novembre del 2011 dell'ex premier Silvio Berlusconi, mai citato direttamente nel film. Suburra, infatti, si svolge nell’arco di sei giorni, anche se il progetto è stato realizzato in più di due anni.

 

Ogni personaggio è fondamentale nella narrazione, in quanto le loro storie si intrecciano dando il via ad un turbinio di eventi che inizia con la pioggia e termina con la stessa. Quindi la mancanza di uno solo di loro spezzerebbe il legame tra i vari spezzoni della pellicola e la renderebbe meno veritiera, sempre tenendo conto del fatto, però, che ogni lungometraggio è una reinvenzione della realtà. La sceneggiatura, ahimè, non brilla di discorsi originali, ma questi vengono compensati dai lunghi silenzi che ne derivano, ricchi di suspance e – talvolta – di profonda inquietudine. I protagonisti della vicenda, talvolta troppo cruda per essere vista da bambini, sono il politico corrotto di centrodestra Filippo Malgradi (Favino), il pr ‘viscido e senza scrupoli’ Sebastiano (Germano) che – dopo la morte del padre – si ritrova pieno di debiti con il capoclan della famiglia di zingari degli Anacleti della Roma periferica, Manfredi (Dionisi), il boss della città eterna e ultimo membro della banda della Magliana Samurai (Amendola), forse il personaggio più tosto che l’attore abbia mai interpretato e Numero 8 (Borghi), chiamato così per il tatuaggio dietro la nuca e capo di una potentissima famiglia di Ostia, che gestisce il territorio e, inizialmente, tende a prendere decisioni in contrasto con il volere di Samurai. Per quanto riguarda gli interpreti della storia, diversamente da tutti gli altri lavori di Sollima, qui sono presenti due figure femminili: Sabrina, un'avvenente escort (Giulia Elettra Gorietti), e Viola (Greta Scarano), la fidanzata tossicodipendente di Numero 8. Le due donne saranno le uniche a non perdere mai di vista la retta via, la loro etica morale, anche se di situazioni scomode ne vivranno molte.

Nonostante le numerose critiche lette nei confronti di alcuni attori presenti nel cast, vivo nella convinzione che ognuno di loro sia riuscito ad instaurare una profonda empatia tra il ‘cattivo’ di turno e lo spettatore. Questo è dovuto anche alla sceneggiatura, oltre che alla bravura dell’interprete stesso, in quanto non permette solo di capire le dinamiche che caratterizzano il rapporto tra Mafia-Politica-Chiesa (nel film vengono citate in modo indiretto anche le dimissioni di Papa Benedetto XVI, le cui dinamiche – come ricorderete – non sono molto chiare e sono riuscite a spiazzare tutto il mondo), ma anche di conoscere la quotidianità di ognuno dei personaggi, perché – come ha detto Caudio Amendola – sono persone come tutti quanti noi. Ed è proprio qui che l’emozione può giocare un brutto scherzo: il cattivo viene ferito negli affetti famigliari e tu non riesci a fare altro che soffrire insieme a lui, proprio perché sono situazioni che possono accadere a chiunque nella vita di tutti i giorni (il rapimento di qualcuno, la morte di una persona cara). Nella pellicola, in particolare nelle scene finali, emerge un tema molto discusso al giorno d’oggi, quello dell’intoccabilità delle persone (politici, clan, uomini di Chiesa, Mafiosi, ecc) che hanno il potere. Sarà così? In questo caso, infatti, si assiste ad una rivelazione quasi rassicurante: nessuno è veramente intoccabile, ognuno di noi può essere colpito alle spalle in qualsiasi momento, anche il re dei boss. Il problema sorge quando si capisce che – allo stesso tempo – nessuno è davvero indispensabile. Come si dice, morto un Papa se ne fa un altro. Questo, ovviamente, ci fa capire che sarà sempre presente un politico corrotto o un capomafia pronto a prendere le redini di quello precedente e che, quindi, la “Suburra” non smetterà mai di esistere.