Fuocoammare di Gianfranco Rosi: tutto quello che non sapevate sul film che ha vinto a Berlino.

Il nuovo film di Gianfranco Rosi, Fuocoammare, ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale 2016. Da giorni non si parla d’altro, ma – come spesso accade – non sempre si conoscono tutti i dettagli legati ad una pellicola. Così, un po’ per far fronte alla disinformazione e un po’ per etica professionale, abbiamo deciso di raccontarvi ciò di cui parla il progetto e i suoi aspetti più importanti.

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Innanzitutto Fuocoammare era l’unica pellicola italiana in corsa alla 66esima edizione del Festival di Berlino. Si tratta di un docu-film, che narra del flusso dei migranti verso l’Italia e – proprio per questo – è stato girato sull'isola-simbolo di Lampedusa. Il progetto, le cui riprese sono durate un anno intero, mostra la totale disperazione che affligge le famiglie alla costante ricerca di un futuro migliore, della libertà, e le difficoltà che gli abitanti dell’isola devono affrontare. Il regista di Sacro GRA, il documentario vincitore del Leone d'oro al miglior film alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, narra il suo viaggio intorno al mondo per dare spazio alle persone e ai luoghi che spesso vengono dimenticati dai più. Il montaggio del docu-film è stato realizzato direttamente sull'isola da Rosi, in modo da garantire lo scambio tra realtà e narrazione. "Solo così avrei potuto capire il sentimento dei lampedusani che da vent'anni assistono a questa tragedia", ha rivelato il documentarista.

Quest'ultimo, abituato ad un metodo di totale immersione, si è trasferito per più di un anno sull'isola – facendo esperienza di cosa vuol dire vivere su quel confine e raccontando i diversi destini di chi abita da sempre l'isola, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. È nato così Fuocoammare, il cui protagonista è Samuele, un 12enne che va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia.I lampedusani si trovano ad essere quindi testimoni, a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, della tragedia.

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Tornando alla cerimonia del Festival di Berlino..

Sul palco del Festival, i cui temi sono sempre più improntati verso tematiche sociali e di impegno civile, come – appunto – l'immigrazione e l'integrazione, il regista e documentarista ha dichiarato che il suo “pensiero più profondo va a tutti coloro che non sono mai arrivati a Lampedusa, a coloro che sono morti” e “ai lampedusani che mi hanno accolto e hanno accolto le persone che arrivavano. È un popolo di pescatori e i pescatori accolgono tutto ciò che arriva dal mare. Questa è una lezione che dobbiamo imparare”. In riferimento alle regole che l'Europa ha deciso di fissare in merito al fenomeno dell'immigrazione, Gianfranco Rosi ha affermato che "le barriere non hanno mai funzionato, specialmente quelle mentali. Spero che questo film aiuti ad abbattere queste barriere". Nel corso della cerimonia, inoltre, la presidente della giuria Meryl Streep ha letto le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del premio: "Film eccitante e originale, la giuria è stata travolta dalla compassione. Un film che mette insieme arte e politica e le sue sfumature. È esattamente quel che significa arte nel modo in cui lo intende la Berlinale. Un film che ci racconta quello che succede oggi. Un film necessario".

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Il documentario, uscito nelle sale italiane il 18 febbraio 2016, sembra meritare l'attenzione del pubblico, non solo per i temi profondi e la veridicità dei fatti, ma anche per comprendere cosa accade realmente intorno a noi, in un mondo dove la vita degli immigrati pare avere poco valore agli occhi di chi vive distante da quella realtà.