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Venerdì 7 ottobre presso la Terrazza Martini di Milano è stato presentato alla stampa il nuovo film di Cristina Comencini, Qualcosa di nuovo, con protagoniste Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti. La pellicola – al cinema a partire dal 13 ottobre 2016 – segue la storia di due donne molto diverse tra loro, Lucia e Maria, che si conoscono da sempre. La prima ha chiuso col genere maschile, mentre Maria non riesce proprio a farne a meno. Una sera nel letto di quest’ultima capita (finalmente!) l'Uomo perfetto (Eduardo Valdarnini): bello, sensibile, appassionato, maturo. Il mattino però porta con sé incredibili sorprese e – tra equivoci, grandi bugie e piccoli abbandoni – Lucia e Maria si prenderanno una bella vacanza da sé stesse. Forse quel ragazzo incontrato per caso è davvero l'Uomo che tutte cercano. Con le sue semplici teorie, infatti, riesce a fare la vera radiografia delle loro vite, a buttare all'aria abitudini e falsi miti e a rivoluzionare ogni desiderio e ogni certezza.

Oltre a Cristina Comencini, all’incontro erano presenti le due interpreti principali, che hanno parlato del progetto e del loro rapporto dentro e fuori dal set.

“Era da tempo che desideravo lavorare con Micaela perché la stimo da anni. – confessa Paola Cortellesi – In lei ho scoperto una compagna di gioco e si è creato fin da subito un clima bellissimo. Micaela mi corrisponde, anche dal punto di vista personale. Spero di poter lavorare nuovamente con lei, anche in altri ambiti. Mi piacerebbe un giorno, semmai diventassi regista, dirigere a teatro una persona completa come lei”.

“Mi piacerebbe tantissimo perché non ho mai fatto teatro. – le risponde prontamente Micaela – Sarebbe bello essere diretta da Paola perché quando c’è fiducia le cose si fanno bene! Comunque, mi sono trovata benissimo a lavorare con lei. E’ stato come ritrovare una vecchia amica del liceo. E’ un’artista poliedrica, completa, sostanziosa! Mi piaceva perché ridevamo sempre insieme alla nostra regista”.

Nella pellicola, infatti, emerge l’affiatamento di questa coppia inedita, ma che funziona benissimo sul grande schermo. Ognuna con le sue doti, che ormai abbiamo imparato ad apprezzare da tempo, è riuscita ad interpretare il proprio personaggio sottolineandone tutte le sfumature e calcolando nel dettaglio i tempi di battuta. Il merito, certamente, è da attribuire anche alla Comencini, la quale, nei suoi film, trova sempre un modo per rendere il più credibile possibile ogni protagonista della sua storia. Essi appaiono molto caratterizzati, soprattutto dal punto di vista psicologico. Il pubblico, infatti, non potrà fare a meno di riconoscersi e immedesimarsi in loro in quanto vivono situazioni che possono appartenere alla vita di ogni individuo. Per quanto riguarda la ‘nascita’ del lungometraggio, invece, Cristina Comencini ha dichiarato:   

“Ho avuto l’idea di mettere in scena relazioni che non sono già progettate. Una relazione che nasce per sbaglio e da cui emerge qualcosa di nuovo: un rapporto diverso dagli altri. Mi sono ispirata al cinema anni ’60, soprattutto a quello inglese, dove si vivono continuamente questi incontri tra uomini differenti, anche in termini di età. Mischiare le carte, mettere insieme due relazioni molto diverse, ha fatto uscire molte cose nella pellicola: due donne che si confrontano per la prima volta con un ragazzo e quest’ultimo che interagisce con loro, ci sta insieme e ci parla. Loro vedono che la sua camera rispecchia il mondo di un giovane uomo che sta diventando un adulto. L’idea era quella di non raccontare amori scontati in quanto ormai le relazioni stanno cambiando completamente”.

Chi è l’interprete del ragazzo che metterà in crisi l’amicizia tra Lucia e Maria? Di questo si tratta. Un liceale che entra nelle loro vite per caso e mette in discussione la loro vita, facendo emergere il lato più labile dell’amicizia, che non dovrebbe mai essere sinonimo di giudizio, ma di fiducia. “Eduardo usciva da una scuola di Roma e aveva fatto una piccola parte in un film. – ha rivelato la regista – Mi è sembrato subito il candidato ideale. Da un lato era molto aperto, dall’altro aveva una grinta quasi incosciente. Anche con Paola e Micaela non ha mai avuto paura di parlare”.

Oltre al tema del confronto generazionale, che passa in secondo piano nonostante emerga più volte, si denota la volontà di voler approfondire la tematica del bisogno. Il bisogno di prendersi una pausa dalla propria vita, di andare contro i propri principi, di pensare in piena libertà senza dover tener conto a nessuno e aver paura di essere giudicata. Quello che ci chiediamo è se sia giusto aver paura del giudizio di un’amica, perché un rapporto di questo tipo dovrebbe essere basato su sani principi, come la libertà di poter confidarsi tutto. Eppure le due donne hanno paura di dirsi la verità, forse perché in cuor loro non riescono ad accettare la situazione che stanno vivendo, si vergognano delle emozioni che provano e pensano che il loro modo di agire sia completamente sbagliato. Ma può essere considerata una vera amicizia se manca la fiducia? Inoltre, ciò che colpisce nel film è la trasformazione totale della figura impersonata dalla Cortellesi, anche se quella interpretata dalla Ramazzotti non è da meno.

“Da una donna che ha messo una pietra sopra a tutti gli uomini diventa Gilda, mentre l’altra, che prima si concedeva facilmente agli uomini, capisce quanto sia bello parlare con le persone, anche se ha sempre questa idea che sì, è bello parlare, ma se allunga anche le mani è pure meglio. – commenta Cristina Comencini – Diciamo che lei crede nel linguaggio del corpo. Questo è stato il divertimento. La scena che mi è piaciuta di più è quella in cui si sente la canzone di David Bowie e loro sono tutti dentro alla stanza, perché qui c’è l’idea del tornare ad essere ragazze. Le stanze dei ragazzi sono sempre un casino e infatti il primo pensiero di Lucia è 'vuoi che sistemo la stanza? Quello lo so fare bene' pur di non fare sesso con un giovane. In realtà, successivamente, questo ‘casino’ totale le sblocca, le apre completamente. Diventano tre adolescenti e, infatti, volevamo chiamare il film ‘Principianti assoluti’, come la canzone. Purtroppo avevano già fatto una pellicola con questo titolo, ma loro sono dei veri e propri principianti assoluti. Non è solo sesso, ma c’è anche l’incontro, il capirsi, parlarsi. Si tratta di una conoscenza”.

E’ da sottolineare che il film prende ispirazione da un’opera teatrale, anche se presenta molte differenze: “Abbiamo cambiato molte cose. Non tanto nella psicologia dei personaggi, ma nella storia. Il racconto della pièce teatrale si svolge nell’arco di una domenica mattina, quando si incontrano casualmente i tre personaggi. – rivela la Comencini — Nella pellicola, invece, i protagonisti costruiscono un’intera rete di relazioni senza dirselo. Emerge lo sviluppo del rapporto di amicizia, ma anche molta conflittualità. Inoltre, il tempo del racconto è diverso in quanto la storia si svolge in tre/quattro sabati. Nel teatro si crea un equivoco che poi cade, si consuma. Qui, invece, loro continuano a fare questo gioco e, così facendo, il film dà anche la sensazione che si prendano una sorta di vacanze da loro stesse, da quello che pensano di essere”.

Infine, è stato chiesto alle due interpreti principali se un giorno vorrebbero dedicarsi alla regia di un progetto.

“Sto cercando di fare i primi passi nella sceneggiatura. – ha risposto Paola Cortellesi – Mi piacerebbe un giorno dirigere Micaela. Mi piacerebbe farlo, ma devo prima imparare bene e lo sto facendo con grandi maestri come Cristina”.

“Sicuramente c’è stata l’opportunità di fare una cosa che non avevo mai fatto. – commenta invece la Ramazzotti — Abbiamo fatto le prove in un teatro di prosa, dove c’era una scenografia spettacolare in questa casa immensa. Facevamo queste prove, però tutto in un piano sequenza. Era bello perché lei con ci bloccava mai, dovevamo andare fino in fondo e farlo in una scena di 3 o 4 minuti e più era qualcosa di difficile, qualcosa che non avevo mai fatto. Questa per me è stata una grande scuola. Lei sapeva dove potevamo arrivare e quando dovevamo fermarci. Mi sono sentita molto accolta. Io amo questa modernità”.