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Gabriele Muccino torna dietro la macchina da presa a distanza di tre anni da Quello che so sull’amore. La produzione è ancora statunitense, così come il cast (con qualche eccezione) a dir poco stellare che il regista ha chiamato a raccolta per portare sul grande schermo la storia di Padri e figlie, fotografia del rapporto tra una figlia e il proprio genitore che si dipana in un arco narrativo di 25 anni.

Nei panni di Jake, padre vedovo e tormentato dai disturbi psichici, troviamo Russell Crowe (che Muccino definisce un attore strepitoso, “oltre le mie aspettative”), mentre la figlia Katie, nella sua versione ‘da adulta’, viene interpretata da Amanda Seyfried.

Muccino conferma dunque la sua vocazione esterofila, ma ammette che questo non ha minimamente inciso sulla sua possibilità di mettere bocca sulla realizzazione del film, al contrario di ciò che si può pensare delle grandi produzioni americane: “Sono intervenuto al 100%. Il film non può essere più mio di così. Ho scritto intere scene, interi dialoghi, non ho avuto ingerenze da parte dei produttori. È come se fosse un film italiano. So che ad Hollywood possono esserci situazioni totalmente opposte, questo l’ho imparato. Non sempre è importante la sceneggiatura, ma la produzione. Per cui bisogna informarsi su chi sono i produttori, se hanno esperienza, se sono invadenti e director-driven. Lì hanno questa formula, ti fai guidare dal regista piuttosto che condurlo. Se ad esempio lavori per la Marvel, c’è qualcuno che ti dice come deve muoversi e come deve parlare ogni personaggio. Il ruolo del regista diventa quello di mero esecutore, ma dipende dal film”.

“Fare film indipendenti è una possibilità per fare film ad Hollywood in modo libero. – conclude il regista – Chiaramente ci sono dei compromessi, il budget è minore e non hai la potenza dello studio alle spalle che ti fa uscire la pellicola in 4000 sale. È un altro campionato, ma è come se giocassi sempre in Serie A”.

Totale libertà, dunque, anche nella scelta del cast, tanto che Muccino ci confessa non solo di non avere avuto imposizioni da parte della produzione, ma di aver addirittura ‘scartato’ il protagonista inizialmente scelto dagli sceneggiatori per poter avere Russell Crowe: “C’era un altro attore legato alla sceneggiatura, ma non mi piaceva. – ammette – Non faccio nomi, non è carino dire chi ho fatto fuori per avere Russell Crowe (ride, ndr). Per dire che anche nella scelta del cast ho influito fino in fondo”.

Oltre ai già citati Crowe e Seyfried, nel cast troviamo anche Aaron Paul, Diane Kruger, Octavia Spencer e Jane Fonda, tutti alle prese con personaggi delicati ed emotivi: Muccino non abbandona infatti il filone del ‘racconto dei sentimenti’ a cui è tanto affezionato, creando storie che non trascendono mai la realtà. “Penso che questo film tocchi corde nascoste. – commenta – Non è come La ricerca della felicità, che era una storia lineare, dalle stalle alle stelle. Qui è tutto più intimo e complesso, per la varietà dei personaggi che si incontrano nel corso della storia. La somma di tutti loro crea un risultato emotivo che va oltre la mera sceneggiatura”.

Il focus è chiaramente sul rapporto tra padre e figlia, un argomento paradossalmente molto attuale, che Muccino vive in prima persona: “È più facile fare il regista che il papà. – dichiara quando gli viene chiesto un parere sull’importanza al giorno d’oggi del rapporto tra padre e figli – Non sai mai quando sbagli e dove sbagli. È difficile fare il papà soprattutto per quanto riguarda il raggiungimento dell’obiettivo finale, cioè avere una figlia eternamente felice. Credo però che sia un’impresa veramente troppo ambiziosa”.

“Mia figlia ora ha sei anni e fino ad oggi è sempre stata accanto a me sul set, ha proprio la sua poltrona accanto alla mia. – dichiara il regista raccontando un po’ di sé – Più avanti forse sarà più complicato, quando lei sarà più grande. Sarà più faticoso, perché dovremo separarci di più, ma è normale. È la vita”.

“Il rapporto tra padri e figli – conclude – è molto sentito forse perché è un argomento che è stato poco trattato, pur essendo uno dei nodi che costruiscono la società degli uomini. Le donne cercano un padre tutta la vita. Sono inseguite dalla presenza del padre, o perché non trovano un uomo altrettanto eccezionale o perché vivono la nostalgia di un’assenza che non potranno mai riempire”.