Un film così iconico che i luoghi dove è stato girato sono diventati monumenti e che si porta dietro l’inevitabile codazzo di leggende (ma non solo).

L’Esorcista, i luoghi sono diventati monumenti.

Se L’Esorcista di William Friedkin è considerato ancora oggi una pietra miliare del cinema horror e probabilmente il film più spaventoso di sempre, ci sono parecchi motivi. Sicuramente la potenza della storia, ma anche l’assoluta bravura del regista a confezionare un’atmosfera soffocante, malevola, fin dal primo fotogramma.

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Il demone Pazuzu insegue i protagonisti fin dagli scavi di Mosul, per arrivare poi nella graziosa casetta di di Georgetown, quartiere di Washington DC. Una casa in stile coloniale, di mattoni, stretta da una pianta d’edera, come viene descritta dallo scrittore Peter Blatty nel libro a cui il film del 1973 si rifarà fedelmente. Una casa che esiste realmente e si trova proprio lì nel quartiere, a cui è stata aggiunta però un’ala fittizia in sede di riprese. Il tutto per fare in modo che la stanza di Reagan rimanesse sulle scale.

L’Esorcista, luoghi e monumenti: la scalinata maledetta

La scalinata è un vero e proprio simbolo del film e per chi si trova a viaggiare da quelle parti è una sosta obbligata. Si trova precisamente tra la 36esima e Prospect Street, nei pressi del fiume Potomac. Settantacinque gradini scuri, spaventosi solo a vedersi, come se avessero vita propria. È inoltre meta di pellegrinaggio per colonie di fan e, dal 2015, attrazione turistica ufficiale della città.

Come confessò lo stesso Friedkin, l’atmosfera di Washington – con i suoi palazzi ordinati e i colori scuri – contribuì fattivamente alla riuscita del film. Molte scene sono girate nella Holy Trinity Catholic Church, e sono riconoscibili anche diverse aree del campus di quella che è l’università cattolica più antica degli Usa. E proprio a Washington lo scrittore Blatty – che consideriamo co-autore del capolavoro friedkiniano – aveva studiato in un collegio di gesuiti e aveva sentito parlare per la prima volta di quell’esorcismo praticato nel 1949 su un ragazzo del Maryland, che gli avrebbe ispirato il fortunatissimo best seller.

L’Esorcista, non solo luoghi: leggende metropolitane e vere coincidenze macabre

Le curiosità su questo film non finiscono qui. Come spesso capita con i film horror, si portano dietro un codazzo di leggende metropolitane che crescono esponenzialmente insieme alla trama del film. Così zelanti agiologi si sono messi a seguire tutte le vicende di cast e crew del film, per scoprire morti improvvise e casi di cronaca che probabilmente statisticamente interesserebbero molti altri cast artistici di film più innocui. Per dovere di cronaca, le morti legate al cast furono 9 e un presunto serial killer lavorò – in piccolissima parte – alla realizzazione del film. Paul Bateson, questo il suo nome, era un radiografo che diede un piccolo contributo al comparto tecnologico del film. Nel 1979 venne condannato per l’omicidio del giornalista cinematografico Addison Verrill. In prigione si vantò di aver ucciso altre persone, ma le circostanze non vennero mai verificate.

Vi segnaliamo però le circostanze effettivamente particolari che hanno accompagnato la pellicola. Il set prese fuoco durante le riprese e a bruciare fu proprio la ricostruzione di casa McNeal. Si salvò, guarda il caso, solo la stanza da letto di Reagan. Inoltre, Ellen Burstyn – l’attrice che intepretava la mamma della piccola posseduta – rimediò un infortunio piuttosto serio a livello spinale, a causa di una caduta sul set che lesionò il coccige.

Scene di isteria e malori

Come spesso capita in questi casi, le proiezioni del film vennero accompagnate da scene di isteria e pseudo malori per la paura. Una spettatrice fece causa alla Warner Bros per essersi rotta la mandibola durante la visione (cadde sul sedile di fronte, a quanto pare) e la casa di produzione risolse tutto fuori dall’aula, pagando una cifra rimasta misteriosa.

L’attrice Linda Blair, 12 anni all’epoca, ebbe bisogno delle guardie del corpo per oltre 6 mesi dopo l’uscita del film, perchè veniva tormentata da fanatici religiosi che arrivarono addirittura a minacciarla di morte: non solo, venne candidata all’Oscar per la sua interpretazione ma non poteva in ogni caso vincerlo, perchè la voce durante le scene di possessione non era la sua e questo andava contro le regole dell’Academy.