'Giù la testa' è uno dei grandi capolavori di Sergio Leone, inserito nella cosiddetta "trilogia del tempo" insieme a C'era una volta il West e C'era una volta in America: fa parte di quella sottocategoria di film ribattezzata "Zapata western" perchè ambientati in Messico, fra banditi del posto e ricchi uomini bianchi.

Stasera Rai3 ripropone il film del 1971, con Rod Steiger, James Coburn e Romolo Valli: una serata a base di vero western con la storia del peone messicano Juan Miranda e del dinamitardo irlandese John Mallory.

Le peripezie dei due, raccontate sempre con l'ironia a fior di bocca tipica del cinema di Leone, hanno fatto storia e hanno fruttato al regista un David di Donatello nel 1972: la genesi del film (e soprattutto il suo casting) furono però particolarmente travagliati. 

James Coburn era riluttante ad accettare il ruolo del protagonista e venne convinto da Henry Fonda, che definì Leone il miglior regista con cui avesse mai lavorato: anche Fonda a suo tempo era stato convinto ad accettare il ruolo in 'C'era una volta il West' da Eli Wallach.

Ironia della sorte, Wallach fu protagonista di un tira e molla con Sergio Leone e la produzione di 'Giù la testa': inizialmente aveva rifiutato il ruolo di Juan Miranda, in seguito lo accettò ma scoprì che era stato già assegnato a Rod Steiger (all'epoca più famoso e fresco di Oscar con 'La calda notte dell'ispettore Tibbs'). Wallach aveva rinunciato ad un altro progetto per partecipare al film e citò in giudizio Sergio Leone, colpevole di non avergli offerto neanche un risarcimento.

Inoltre, per il ruolo di John vennero presi in considerazione sia Jason Robards che Clint Eastwood: in realtà Leone aveva scritto il ruolo proprio per Robards, ma come già accaduto per Wallach, fu la produzione ad insistere per un attore più famoso (Colburn). La produzione avrebbe voluto addittura John Wayne, ma questo venne bocciato da Leone perchè ritenuto non adatto alla parte ed inoltre il suo nome, troppo altisonante, avrebbe finito con l'oscurare gli altri

Rod Steiger venne presto preso in antipatia da tutta la troupe perchè chiese di girare le sue scene con un suono naturale, cosa che all'epoca in Italia non era conosciuta: e dire che l'attore aveva preso lezione di messicano da una madrelingua e aveva continuato a parlare con cadenza messicana per mesi, anche fuori dal set, per non perdere l'accento.

 Il film, ambientato in Messico durante la rivoluzione del 1913, cita più volte Francisco Indalecio Madero, Pancho Villa, Emiliano Zapata e Victoriano Huerta.  La rivoluzione è un tema molto presente nel film e in una scena rimasta famosa Mallory ne parla con Juan Miranda, buttando infine via il libro che stava leggendo: The Patriotism di Bakunin.