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La decima edizione della Festa di Roma si apre con Truth, pellicola di James Vanderbilt facente parte della Selezione Ufficiale della kermesse e dunque ‘sottoposto’ al voto del pubblico.

Inutile dire che l’attesa per questo lungometraggio fosse altissima, non solo per il debutto alla regia di Vanderbilt, ma soprattutto per la storia raccontata dallo sceneggiatore, che ripropone sul grande schermo la vita della giornalista Mary Mapes, descritta nel suo libro di memorie Truth and Duty: The Press, the President and the Privilege of Power. A vestire i panni di Mary, giornalista e produttrice tv impiegata per tantissimi anni della CBS nel programma 60 minutes, troviamo Cate Blanchett, affiancata da Robert Redford, che interpreta il co-conduttore della Mapes Dan Rather.

Il film porta alla luce una serie di questioni legate al giornalismo contemporaneo, nel difficile tentativo di dimostrare la sopravvivenza di un ‘mestiere verità’ che, almeno in questa occasione, portò al licenziamento di Mary Mapes, dopo l’esplosione del Rathergate, lo scandalo (mai provato) che coinvolse George W. Bush e i presunti favoritismi da lui ricevuti negli anni ’70, principalmente per evitare che volasse in Vietnam a combattere come tanti altri suoi coetanei.

Sul red carpet, la Mapes ha commentato il lavoro dei giornalisti italiani (“Non li conosco bene, ma so che in ogni nazione, compresa la vostra, abbiamo bisogno di giornalisti che si prendono i loro rischi e che fanno la cosa giusta") e il boom di internet: “Su internet alcune cose sono vere, sono fatti. – commenta la giornalista – Ma più che mai oggi i giornalisti devono sapere cosa stanno facendo e non avere paura di farsi male. Devono essere consapevoli del fatto che il loro è il mestiere più bello del mondo, quello di dire la verità. È un onore”.

“Puoi immaginare cosa abbia significato per me vedere il mio libro sul grande schermo. – commenta poi ai microfoni di Funweek – Era il momento più difficile della mia vita e quando lo vedi messo in scena da grandissimi attori è un po’ sconvolgente, ma credo che la storia sia importante. La gente deve sapere che a volte nel giornalismo si paga un prezzo altissimo se si vuole fare la cosa giusta”.

“Volevo solo raccontare la storia di Mary. – ci spiega invece James Vanderbilt – La storia di Dan Rather, quindi, e ciò che hanno passato. La cosa affascinante è che io sono cresciuto guardando film che adoravo e che facevano domande al pubblico, piuttosto che dare risposte. La mia idea era quindi di raccontare la storia nel modo più onesto possibile attraverso gli occhi dei protagonisti e alla fine del film penso che la cosa straordinaria sia che ognuno può farsi una propria opinione su ciò che è successo".