Per ogni coppia arriva il fatidico terribile momento che inizia sempre quando uno dei due dice: “dobbiamo parlare”, e di solito con pessime conseguenze.

Da queste due parole parte la storia del nuovo film di Sergio Rubini, intitolato proprio "Dobbiamo parlare", che è anche tra i protagonisti assieme a Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio, e Maria Pia Calzone nei ruoli di due coppie che decidono, appunto, di aprirsi e parlare.

Dobbiamo parlare, la trama:

Sergio Rubini è Vanni, uno scrittore affermato che convive con la giovane Linda (Isabella Ragonese) che è anche sua assistente e collabora ai suoi romanzi, nel bell’attico in affitto nel centro di Roma. Costanza (Maria Pia Calzone) e Alfredo (Bentivoglio), noto cardiochirurgo, sono i loro migliori amici, e hanno trasformato la gestione del loro matrimonio in una sorta di management aziendale.

Le due coppie si ritrovano una sera in casa di Vanni e Linda, perché Costanza ha scoperto che Alfredo ha un’amante e ha bisogno di parlare e confrontarsi anche con gli amici, dando il via ad una serie di recriminazioni e rancori repressi che coinvolgono i quattro protagonisti fino al mattino. Niente e nessuno resterà immune da quella notte di parole e accuse, e non sappiamo quale delle due coppie avrà la forza di resistere e ricominciare.

 

La dichiarazione di Sergio Rubini:

«Ma l’amore, quello con la A maiuscola, è sufficiente a tenere insieme due persone per la vita Siamo portati a credere che siano i beni materiali, le proprietà da condividere e poi da dividere, a venare le relazioni di segreti, egoismi e meschinità. Ma non potrebbe essere vero anche il contrario? Quei “beni materiali” non sono delle maniglie a cui aggrapparsi di fronte ad una crisi? L’amore e basta invece espone ad un rischio strisciante e insidioso, che oggi s’è fatto ancora più marcato, organico. L’individualismo. Così può capitare che nel corso di una nottata tra due coppie di amici, venga fuori tutto il non detto di anni. Si tratta di un’epifania deflagrante. Anche l’amore è messo alla prova, sotto una nuova luce. E relativizzare l’amore significa piegarlo, impoverirlo fino ad annullarlo. Certo in natura l’amore esiste, nella sua naturalità ogni essere è spinto incontro a un altro; ma se arrivano le parole c’è il rischio che si cominci a scavare fino a raggiungere pericolosamente quella linea d’ombra, in cui forse l’unico amore è quello per se stessi, per la vita che ci è stata data. Allora bisognerebbe non parlare? Muti come i pesci? E se anche i pesci parlassero?»

Sergio Rubini