Sul set di ‘Fanum’ a Tarquinia, la regista Iris Gaeta: «Racconto delle fragilità umane»

Si stanno svolgendo in questi giorni a Tarquinia le riprese di Fanum, film diretto da Iris Gaeta, qui al suo esordio come regista di un lungometraggio. Scritto da Cristiano Gazzarrini, Nicolò Gaetani e Enrico Savini e prodotto da Play Entertainment, Fanum è un «mystery thriller», come ci spiega proprio Iris Gaeta quando la incontriamo sul set. Il cast e la produzione si stanno infatti dividendo tra le location tarquiniesi, immergendosi in parte anche nella storia etrusca che avvolge la Tuscia.

«Il film parla della ricerca del fanum, il tempio degli Etruschi che ancora oggi non sappiamo se è stato trovato o meno. – spiega Iris Gaeta – È una storia avvincente, in cui la protagonista Marianne (Valeria Solarino, ndr) torna a Tarquinia dopo tanti anni per incontrare ciò che aveva lasciato nel suo passato. Prende in mano le sue ricerche iniziando a fare un percorso personale. La sua vita personale e professionale in questo modo si incontreranno e svilupperanno una storia non solo thriller, ma anche molto intima».

Fanum, tra thriller e archeologia

Il set allestito a Tarquinia è innanzi tutto all’insegna del green: tutto ciò che si trova nelle location è biodegradabile, con un’attenzione anche al riciclo e ad evitare lo spreco di cibo. In questi giorni, le riprese si concentrano nella chiesa di San Giacomo, ma sono vari i luoghi della vecchia Corneto che Iris ha deciso di immortalare. «Le location sono bellissime anche a occhio nudo. – spiega la regista – È magnifico poterle raccontarle con obiettivi e con gli occhi dei personaggi. Abbiamo girato tantissimo di notte perché raccontiamo molto della città durante il buio. Il contrasto tra interni e esterni è stato divertente».

Del resto, è la stessa Iris a dirci che «l’Italia nasconde tantissimi misteri, tanti segreti e tante ombre». «Ma anche tante luci. – aggiunge – E il contrasto tra ombra e luce noi italiani sappiamo raccontarlo. Il poter raccontare famiglie e esseri umani italiani, in un contesto che spesso viene caratterizzato come internazionale, mi piaceva. Così come l’idea di raccontare le fragilità umane che non hanno nazionalità, ma sono parte di noi. Io ho studiato all’estero e volevo portare la mia esperienza raccontandola però da italiana».

Nel risolvere il mistero del fanum etrusco, Marianne si imbatterà infatti anche in una serie di omicidi, di cui sarà la principale imputata. Sono tantissimi gli elementi presenti in Fanum: chiediamo alla regista quali di questi l’abbia colpita di più. «Mi ha convinta la possibilità di raccontare non solo la parte storica dei personaggi. – risponde – Ognuno di loro ha la sua storia, ma non tutte avranno una fine. Non per loro volere, ma perché verranno uccisi. Quindi queste storie si interromperanno spesso bruscamente. Mi ha affasciato poter raccontare la loro vita umana. Sono frammenti di storia perché ogni personaggio ha un suo mondo interiore».